“Tesoro mio”, “Creatura carissima”: Virginia Woolf e Vita Sackville-West

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Creatura carissima,

Era molto bella la lettera che hai scritto alla luce delle stelle a mezzanotte. Scrivi sempre a quell’ora, perché il tuo cuore ha bisogno del chiaro di luna per liquefarsi.

Scrivi sempre a mezzanotte è il titolo – ispirato a questa lettera del 7 ottobre 1928 – della raccolta di lettere di Virginia Woolf e Vita Sackville-West, pubblicata da Donzelli Editore e curata da Elena Munafò, con Nadia Fusini come traduttrice di Virginia e Sara De Simone di Vita. Il volume è una selezione delle lettere che le due scrittrici si scambiarono nel corso della loro vita e della loro storia d’amore, ed è un carteggio estremamente affascinante, in cui alla voce di Virginia che scrive a Vita “creatura carissima”, si alterna quella dell’innamorata, che le risponde “tesoro mio”.

Virginia Woolf e Vita Sackville-West si conobbero per la prima volta nel 1923; Virginia aveva quasi quarant’anni ed era sposata con Leonard dal 1912. Vita, all’epoca, era una trentenne di famiglia nobile e una “pronounced sapphist” – come scrive Virginia nel suo diario -, di cui erano note alcune storie turbolente con altre donne. Per la prima volta, con Vita, Virginia scopre una nuova forma d’amore, pur restando il legame con Leonard molto stretto. È nel dicembre del 1925 che le due diventano amanti, in una notte in cui, come ricorda Nadia Fusini nella prefazione al volume, “Virginia si comportò in modo così sconveniente da conquistarla [Vita] per sempre”. In effetti Virginia e Vita resteranno amanti, tra alti e bassi, per i quindici anni successivi, di cui queste lettere raccontano.

Leggere il carteggio di Scrivi sempre a mezzanotte è senz’altro un’esperienza toccante, che trasporta nell’intimità di due donne innamorate, che si scambiano parole d’affetto profondo, come quando Vita scrive “Sono ridotta a una cosa che desidera Virginia” o quando conclude le sue lettere con “che tu sia benedetta, tesoro mio”, “come sono felice che esisti”. Allo stesso modo, Virginia esordisce spesso le sue lettere chiamando Vita “creatura carissima”, “carissimo tesoro” e le scrive “io ti adoro – adoro ogni parte del corpo, dalla punta dei piedi alla punta dei capelli”.

Come spesso accade con le lettere private di grandi artisti, leggere questo libro è anche un modo per guardare una scrittrice come Woolf – intorno a cui ci si muove con ammirazione e in punta di piedi, e di cui troppo spesso si ha l’immagine di una donna depressa – sotto una luce nuova, quotidiana. In queste pagine si scopre una Virginia divertente, un po’ impertinente e con un’ironia sottile. C’è, per esempio, la lettera dell’agosto del 1925 in cui scrive a Vita di avere in mente una visione di lei “perfettamente romantica”, mentre è nel Kent a pestare luppoli in un tino, “nuda, bruna come un satiro, e bellissima”; c’è anche quella del dicembre 1927 in cui le chiede: “Se ti telefono, mi dici che sei pazza di me? Se ci vediamo, mi baci? Se fossimo a letto insieme, mi…”. Nel settembre del 1925 invece, discute con Vita della differenza tra la prosa e la poesia nel modo di trasmettere la bellezza e conclude scrivendo: “Dirai, definisci la bellezza – No, vado a nanna”. Nel 1927 poi, mentre parla a Vita di un discorso che sta preparando, le scrive: “Chiedi ad Harold se si può dire agli studenti di Oxford che Dio non esiste”.

Oltre a questa affascinante e divertente quotidianità, Scrivi sempre a mezzanotte è un libro molto interessante perché, come ricorda Elena Munafò, Virginia e Vita non sono solo amanti, ma sono due donne e due scrittrici. Nelle loro lettere parlano spesso di letteratura, dei romanzi di Virginia e delle poesie di Vita, della “trasparenza centrale” necessaria alla scrittura che Woolf spinge l’amante a cercare e, naturalmente, di Orlando. Già nel periodo in cui Virginia pubblica Al Faro incontriamo, nel carteggio, delle lettere in cui si legge della grande ammirazione che Vita ha per lavoro di Woolf, come quella del 12 maggio 1927, in cui, dopo aver letto To the lighthouse, le chiede “come hai fatto? Come hai fatto a camminare sul filo del rasoio senza cadere?” e poi aggiunge “Tesoro mio, che bel libro! Ti amo di più per averlo scritto”.

Ma è poi la genesi di Orlando – il cui protagonista è ispirato a Vita, a cui il libro è dedicato e di cui si trovano delle fotografie nei panni di Orlando nella prima edizione – che si intreccia intimamente con le lettere e con la storia di Virginia e Vita. Il 9 ottobre 1927, Virginia scrive a Vita “Ma senti, supponi che Orlando si riveli essere Vita e che sia tutto su di te e la lussuria della tua carne e la seduzione della tua mente” e le chiede “ti secca? Dì si o no”. Vita le risponde di essere “elettrizzata e atterrita” dalla sua proposta, e, nei mesi successivi, si può seguire l’evoluzione del romanzo nelle loro lettere. L’11 ottobre del 1928, appena dopo aver finito di leggere Orlando, Vita scrive a Virginia una lettera piena di emozione, e conclude dicendole: “Virginia, mia adorata, posso solo ringraziarti per avermi riversato addosso così tanta ricchezza”.

Vita nei panni di Orlando nella prima edizione del libro

Insomma, Scrivi sempre a mezzanotte è una raccolta di “lettere d’amore e desiderio”, come si legge nel sottotitolo al volume, una raccolta che racconta l’intimità, la quotidianità e il desiderio di Vita e Virginia l’una per l’altra. Questo desiderio è senz’altro passionale, ma è anche intellettuale e vitale, è una grande voglia di vedersi e vivere – superando le distanze dei lunghi viaggi di Vita e della malattia di Virginia- e di condividere la propria arte e il proprio pensiero.

Senti qui Vita – molla il tuo uomo, e andiamo a Hampton court, ceniamo sul fiume, passeggiamo nel parco al chiaro di luna e torniamo a casa tardi e ci beviamo una bottiglia di vino e ci sbronziamo, e ti dirò tutte le cose che ho in testa, milioni, miliardi.

Virginia Woolf (sinistra) e Vita Sackville-West (destra) a Monk's House nel 1933

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