Ci sono mille e uno motivi per viaggiare da soli. Il primo è mangiare quello che ti pare quando ti pare. Il secondo è concedersi una settimana, ad agosto, sul mare. Quello Baltico. E non vagheggiando tra le prime propaggini della Svezia, o infiltrandosi in luoghi proibiti ed esotici come le Repubbliche ex-sovietiche che dalle sue acque prendono il nome. Perché questa sottosezione dell’Oceano Atlantico tocca inaspettatamente anche l’estremo Nord della Germania. E in otto giorni passati lassù se ne vedono, di meraviglie.
Si può ad esempio iniziare da Amburgo, ex-città anseatica, ancora oggi città-stato indipendente tra gli Stati federali della Bassa Sassonia e dello Schleswig-Holstein, secondo agglomerato urbano della nazione per numero di abitanti. Soluzione per di più comoda e invitante, visto che l’aeroporto è servito dalle principali low cost europee per prezzi da far invidia a un viaggio in Montenegro.
Amburgo è una città a dir poco schizofrenica. È dotata di una delle pinacoteche più affascinanti e meglio organizzate in cui mi sia imbattuta negli ultimi tempi, la Kunsthalle: dedicatele un’ampia mattinata per perdervi nella contemplazione dei maestri del Quattrocento europeo, o per esaltarvi davanti alla natura pensante di Caspar David Friedrich. La sua Rathausplatz (piazza del municipio) è ricalcata sul modello della veneziana San Marco. Insomma, questa moderna quasi-metropoli sprizza vita da tutti i pori, che sia nelle forme di un’adunata pomeridiana dei giovani ambientalisti di Fridays for Future o del magma di turisti e locali che si disperde per le vie del centro. Si mangia tedesco, internazionale, per tutti i gusti e le tasche. E le guide turistiche vi propongono una lista discretamente nutrita di siti di interesse storico-culturale da visitare.
C’è però, appunto, in Amburgo, qualcosa che stona. Tristemente segnata da una lunga storia di invasioni, incendi, distruzioni – non da ultimo il devastante bombardamento del 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale -, la città è stata rimessa insieme più volte come in un cattivo collage, portando esteticamente discutibili falsi antichi a convivere con moderne desolazioni urbane. A questa regola si sottrae solo la zona del porto sul fiume Elba (secondo scalo più grande d’Europa e primo in Germania), dove un’intelligente pianificazione urbana ha saputo sposare i mattoni rossi delle vecchie fabbriche e magazzini con l’eterea e longilinea Elbephilarmonie, sede di prestigiosi concerti e punto panoramico sui quartieri di Hafen City e Speicherstadt.
Le zone meno centrali contribuiscono invece a completare quella visione di “due Amburgo” di cui parlavo prima: se passeggiate dal quartiere trendy e residenziale di Altona fino alla città vecchia, noterete infatti che i marciapiedi sono affollati di abitanti locali sciatti, mediamente maleodoranti, e potenzialmente alticci a qualunque ora del giorno. Residui di controcultura o chi non l’hai mai davvero abbracciata, senzatetto ufficiali, sogghignanti Mr. Hyde. Questi i volti che si sorpassano tra St. Pauli e Reeperbahn – che, per inciso, altro non sono che i distretti del vero sballo notturno, quello scandito a ritmo di pole dance e cinema erotico che fa tanto peepshow da cattivi bravi ragazzi americani.
John Lennon sembra dunque nel giusto dichiarando che, suppergiù, “sarò anche cresciuto a Liverpool, ma Amburgo ha fatto di me un uomo”: questa città non sembra certo votata a formare donne, o almeno, questa è stata la mia impressione. Il senso di insicurezza che mi dava camminarci, appena fuori dalle vie principali, mi rimaneva addosso come marmellata su un coltello.
La seconda tappa del viaggio potrebbe poi prevedere Lubecca, facilmente raggiungibile con i supertreni della compagnia di bandiera tedesca, la Deutsche Bahn, sempre puntuali e incredibilmente silenziosi. Lubecca è piccola e graziosa, famosa per le chiese in mattoni rossi a vista di stile gotico e per aver dato i natali a Thomas ed Heinrich Mann. Una bella casa museo vi metterà a parte delle vite letterarie e personali dei due geniali fratelli, facendovi scoprire inediti, e divertenti, legami con l’Italia. Lubecca è, però, culla anche di un altro marchio di fabbrica tedesco: il marzapane. Gli storici produttori Niederegger hanno messo su una confetteria-bijoux che vi farà venire l’acquolina in bocca, tentandovi con torte e pasticcini di ogni sorta di ripieno e copertura. Se chiedete alla taglia dei miei pantaloni, ne vale la pena. n
Ma è solo spostandosi ancora più a Nord, ancora più verso la costa, che si iniziano a incontrare le vere mete della nostra vacanza (volevamo andare al mare, ricordate?), quando scopriamo di trovarci in una regione pianeggiante, di fruscianti campi di grano e specchi d’acqua placidi, recintati da bassi canneti. Siamo nel Mecklenburg-Vorpommern, e se a Schwerin, capitale dello Stato federale, si può passare il tempo visitando il meraviglioso castello, residenza storica dei regnanti di Prussia – sulla via per ottenere il riconoscimento come patrimonio dell’Unesco – o correndo in bicicletta attorno ai 33 chilometri di perimetro dei due laghi che costeggiano la città, a Wismar si arriva, ufficialmente, sull’agognato Baltico. Il porto ha il salino del mare aperto, e i food truck sono piccole barche che vendono panini e ogni sorta di pescato arrostito di fresco. Non solo: il centro storico è tanto “tipicamente” tedesco e romanticheggiante da essere diventato Patrimonio dell’Umanità, dopo che già Friedrich Murnau lo aveva scelto come set di alcune scene di Nosferatu, primo capolavoro del cinema sui vampiri.
E infine, l’agognata meta: Stralsund, cittadina portuale sulla penisola di Rueggen, e Binz, stabilimento balneare tra i più in voga che affaccia sul Baltico. Nella prima potrete sia divertirvi visitando l’Ozeaneum, acquario preparatissimo in materia di cetacei e mirabilia degli abissi, che venire risucchiati da un concerto in riva al mare e ritrovarvi a bere inaspettati litri di Stoertebeker, marca di localissima, incredibile birra. Nella seconda, capirete che cosa distorta di vivere il mare è la Riviera romagnola: vi accoglieranno spiagge chilometriche quasi completamente libere, e carrettini dei gelati autorizzati che annunciano il loro arrivo con un gentile suono di campanella; famiglie in libera uscita, Currywurst divorati tra i granelli di sabbia, venti gradi fuori e loro, i tedeschi, questi esseri mitologici, che si tuffano temerari, candidi come il burro, tra le braccia del grande e potente Nord.
La Germania, insomma, è il Paese che non ti saresti aspettato. Dopo tanti meme e stereotipi sui nostri vicini lontani, lasciarsi sommergere dalla gentile potenza di questi luoghi defilati dalle consuete rotte turistiche può essere un piacevole cambio di routine per l’estate ventura. Mi sento comunque in dovere di avvertirvi: chi tocca con mano l’anima della Germania, quella vera, difficilmente riesce a staccarsene.