Laghi d’inchiostro – Note di letteratura finlandese

Pubblicato il Pubblicato in Critica, Letteratura, Reportage

Sono partita per la Finlandia perché volevo fuggire dalla calura mediterranea, volevo rifugiarmi tra i boschi di betulle, senza pensieri se non quello di tenere lontane le zanzare che irrimediabilmente – mi avevano detto – attaccano chiunque soggiorni in estate sulle rive dei mille laghi di questo Paese.

A dire la verità poi di zanzare ne ho trovate ben poche, e a farmi compagnia sulla riva del lago Saimaa sono stati piuttosto alcuni romanzi di autori finlandesi, messi nello zaino per rispettare una tradizione iniziata già qualche anno fa: ogni volta che visito un posto nuovo, devo leggere qualcosa di uno o più autori locali.

Conosciuta ai più semplicemente come patria di Babbo Natale, della sauna e di note band heavy metal, la Finlandia è in realtà una terra dal patrimonio culturale assai complesso, e per questo incredibilmente affascinante. Contesa storicamente tra Svezia e Impero Russo, la Finlandia –  anche dopo aver ottenuto l’indipendenza poco più di un secolo fa – porta ancora i segni dell’influenza scandinava, da una parte, e dell’ingombrante vicino orientale, dall’altra.

Non stupisce, quindi, che nella Terra dei Mille Laghi siano così diffusi i kanelbullarsvedesirotolini dolci alla cannella, molto diffusi in tutta la Scandinavia) o che il Kalevala, il poema epico nazionale, sia ritenuto tale anche dagli abitanti della Repubblica di Carelia, parte oggi della Federazione Russa.
A complicare ulteriormente le cose va anche ricordato che la lingua finlandese – così come il vicino estone e l’ungherese – appartiene a una famiglia completamente diversa rispetto a quasi tutte le altre lingue parlate oggi in Europa e in parte dell’Asia meridionale. Si tratta di una lingua portata millenni fa, probabilmente, dai nomadi provenienti dagli Urali. Insomma, è come dire che, linguisticamente parlando, ci sono più tratti comuni tra un pastore di pecore islandese e una star del cinema indiano di Bollywood, che non tra un finlandese e uno svedese che vivono sulle rive dello stesso lago. Come ha efficacemente precisato la traduttrice Lola Rogers, gli eroi del Kalevalafinlandese non sono i vichinghi che tanto popolano le terre limitrofe, ma sciamani venuti dalle steppe. Facile quindi capire che la cultura di questo popolo abbia sviluppato nel corso dei secoli tratti peculiari.
Rimasta per molti decenni fuori dai riflettori dell’editoria europea e mondiale, la letteratura finlandese ha finalmente iniziato a ricevere la dovuta attenzione anche grazie all’edizione 2014 della prestigiosa Buchmesse di Francoforte, di cui è stata l’invitato d’onore.

Oggi la Finlandia è uno dei Paesi al mondo con il più alto numero di libri pubblicati rispetto al numero di abitanti, nonché – stando a uno studio di Statistics Finland – il Paese in cui non meno del 70% dei genitori ha l’abitudine di leggere a voce alta per i propri figli. Un Paese in cui si pubblica in tre lingue: oltre al finlandese, infatti, anche lo svedese è lingua ufficiale, e a queste due si aggiunge il sami, la lingua parlata dai lapponi che vivono a nord, oltre il Circolo Polare Artico.
Una letteratura decisamente varia, che spazia dalla poesia ai gialli, dai testi per bambini alla narrativa di spessore. C’è però un tratto comune in tutta la letteratura finlandese, sottolineato in molto del materiale su cui ho cercato di documentarmi prima della partenza: quello che Lola Rogers definisce “la capacità di farti ridere e spezzarti il cuore allo stesso tempo”.

L’autore Arto Paasilinna

Incuriosita da un tratto così peculiare, ho quindi dato inizio al mio viaggio e alle mie letture immergendomi, già mentre ero in volo verso Helsinki, in uno degli autori che – così avevo letto – sembrano incarnare al meglio questa caratteristica della letteratura finlandese: Arto Paasilinna. Classe 1942, ex poeta, giornalista e guardiaboschi, Paasilinna è ormai non solo un autore di culto in patria, ma anche uno degli autori finlandesi di maggior successo all’estero -alcune sue opere sono state tradotte in ben 45 lingue; in Italia sono edite da Iperborea. Noto per il suo humour e la “capacità di raccontare ridendo anche le storie più tragiche”, mi sembrava un ottimo punto di partenza e, devo dire, il suo Piccoli suicidi tra amici non ha deluso le aspettative.
Il romanzo racconta di un gruppo di finlandesi provenienti dalle regioni e dai contesti più diversi, ma uniti da un tratto comune: tutti sono stanchi di questa vita e nutrono il desiderio di suicidarsi. La comitiva di aspiranti suicidi si mette quindi in viaggio girando la Scandinavia e l’Europa su un pullman turistico, alla ricerca del luogo migliore in cui farla finita. Quella che sembra la trama di una tragedia è in realtà un libro che fa sorridere a ogni pagina, intriso di quello humour che ha reso Paasilinna un così degno rappresentante della letteratura del proprio Paese.
Non altrettanto tragico ma altrettanto ricco di humour è La prima moglie e altre cianfrusaglie, in cui facciamo la conoscenza di Volomari Volotinen, un assicuratore di Espoo, cittadina vicino a Helsinki, che ama collezionare antichità rare. Il romanzo segue le peripezie del protagonista che lo portano – per caso o per astuzia – ad impossessarsi delle cianfrusaglie più strambe e insolite. Oltre a procurarsi per sé niente meno che oggetti come una clavicola di Cristo, Volomari sa essere anche estremamente generoso nei confronti della moglie Laura, a cui regala un’autentica ghigliottina francese di fine Settecento per il suo cinquantesimo compleanno.
Un altro romanzo che conferma quanto già detto su Paasilinna: gli spunti tragici non mancano, eppure il tutto è raccontata con una leggerezza davanti a cui non si può che sorridere.

Terminati questi due testi di Paasilinna (sebbene non vedessi l’ora di leggerne altri), nel selezionare l’autore successivo mi sono fatta guidare proprio da lui. La scelta è quindi ricaduta su Kari Hotakainen, più giovane di Paasilinna ma da lui definito “un umorista temibile, intelligente, acuto, quasi calcolatore”.Anch’egli divenuto ormai un autore di culto in Finlandia -è stato inserito nei programmi universitari di Letteratura Finlandese- si distingue per le acute e talvolta impietose analisi della vita familiare e per il tema dell’incontro-scontro fra i sessi. Romanzo magistrale da questo punto di vista (insignito, non a caso, del prestigioso Premio Finlandia e del Premio del Consiglio Nordico) è Via della Tricea, il cui protagonista – Matti Virtanen – è un “reduce del fronte domestico”: un uomo che, per permettere alla moglie di fare carriera, si dedica totalmente alla gestione della casa e della figlia. Matti non è un caso isolato o prettamente letterario: come lui, sono migliaia gli uomini finlandesi che – complici la paternità pagata e altre misure volte a ridurre al minimo il gender gaptra la popolazione – negli ultimi decenni hanno deciso di prendere il posto di “angelo del focolare” che in molti altri Paesi è ancora occupato principalmente da donne. A un certo punto, però, quella che sembra una ben bilanciata organizzazione della famiglia scoppia, e sarà compito di Matti ricostruire la propria famiglia partendo proprio dal suo centro: il focolare, la casa.
La situazione in cui Matti si viene a trovare è dunque tutt’altro che priva di conflitti e questo ci dà la possibilità di indagare un tema oggi di grande attualità – l’emancipazione della donna e la moderna organizzazione di una famiglia – da una prospettiva diversa e un po’ insolita: quella di un uomo che cerca di affermare il proprio ruolo rispetto alla moglie.

Altro romanzo di grande spessore – nonché vincitore, come Via della Trincea, sia del Premio Finlandia che del Premio del Consiglio Nordico – è Scompartimento n. 6 di Rosa Likson.
Un libro sicuramente molto diverso da tutti gli altri di questa lista, un libro a tratti molto crudo, nei temi come nel linguaggio. L’autrice, nata in Lapponia nel 1958, dopo gli studi a Helsinki e Copenaghen si è traferita all’Università di Mosca per studiare scienze sociali. La vicenda del romanzo prende avvio proprio dai medesimi dettagli: durante gli ultimi anni di vita dell’URSS, una ragazza finlandese si trasferisce a Mosca per motivi di studio, e da qui parte in direzione Ulan Bator, capitale della Mongolia, con un treno della famosa ferrovia Transiberiana. Ciò che accade sul treno – sul quale lei, sola, si ritrova a dividere lo scompartimento con un uomo russo borioso e molesto – occupa gran parte del romanzo. È però proprio grazie ai racconti dell’uomo (la ragazza, va detto, a malapena proferisce qualche parola nel corso di tutto il romanzo) che il lettore si allontana dalla Finlandia – lo sfondo dei romanzi letti fino a questo momento – per entrare in un altro mondo: quello dell’Unione Sovietica.
Un libro certamente non leggero ma di grande impatto e, soprattutto, utile per capire meglio alcune vicende che hanno interessato l’ingombrante vicino orientale dei finlandesi: la Russia. Un libro sulla Russia del secolo scorso e che strizza anche l’occhio al suo immenso patrimonio letterario; dopotutto, anche alcuni tra i più celebri romanzi russi – da Anna Kareninadi Lev Tolstoj a Tutto scorre… di Vasilij Grossmann – iniziano proprio su un treno.

Per chi volesse riprendere il fiato dopo un testo del genere, la Finlandia offre da sé il modo migliore per farlo: è infatti impossibile accostarsi alla letteratura di questo Paese senza prendere in considerazione colei che è divenuta un vero e proprio monumento nazionale: Tove Jansson. Nata nel 1914 a Helsinki, la Jansson faceva parte della minoranza finlandese di lingua svedese; in questa lingua sono scritte tutte le sue opere, tra cui la celeberrima serie per bambini (da lei stessa illustrata) delle avventure dei Mumin. Pubblicate per la prima volta nel 1945, le avventure di questa famiglia di troll e dei loro amici sono ormai diventate parte integrante del patrimonio culturale finlandese, a tal punto da uscire dalle pagine dei libri per finire in un parco a tema appositamente dedicato, sulla fusoliera di alcuni aerei Finnair (che sono stati così decorati negli anni Novanta) e migliaia di souvenir sparsi per negozi in tutta la Finlandia. Oltre a un asciugamano a tema Mumin che mi è stato regalato da un’amica, non ho potuto tornare a casa senza un qualche souvenir cartaceo: nella fattispecie, una copia inglese di Moominland Midwinter acquistata in un negozio Suomalainen Kirjakauppa (la più grande catena di librerie finlandese).
Sebbene i Mumin siano ciò che l’ha resa famosa, Tove Jannson ha scritto anche romanzi per adulti. Uno di questi, Il libro dell’estate, mi ha accompagnata nel ritorno in Italia. Un libro delizioso, che – attraverso le voci della piccola Sofia e della nonna, che stanno trascorrendo l’estate su un’isola dell’arcipelago finlandese – tocca, con la delicatezza che contraddistingue questa autrice (davanti alla quale sembra quasi di trovarsi ancora davanti a un libro per bambini), alcuni temi estremamente profondi (tra cui niente meno che l’esistenza di Dio), senza mai però cadere nella banalità, Un libro che ha nell’estate non solo il momento dell’anno in cui si svolgono le vicende, ma che ne porta un segno anche a un livello più profondo, con la sua atmosfera di spensieratezza e calore.

Un libro a cui sono felice di aver affidato il compito di riportarmi in Italia; un libro luminoso, che porta con sé il ricordo di un’estate finlandese e del sole che a mezzanotte non è ancora tramontato sul lago Saimaa.

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