Il noir al di là dei fiori di ciliegio

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Per quanto il nome di Natsuo Kirino possa non essere familiare a molti si tratta in realtà di uno dei più interessanti autori giapponesi contemporanei che occorre valutare con attenzione. L’occasione perfetta potrebbe essere fornita proprio dal suo IN (Neri Pozza), ultimo lavoro – almeno tra quello tradotti e pubblicati in Italia – di un’autrice che sta facendo molto parlare di sé.
Classe 1951, al secolo Mariko Hashioka, Natsuo Kirino si è imposta in Giappone ormai una ventina di anni fa – e poi successivamente in tutto l’Occidente – come esponente di primo piano di quel gruppo di scrittrici che hanno dato vita nel corso degli anni Novanta a un filone tutto al femminile del tantei shōsetsu, il romanzo poliziesco. Nei suoi libri – così come in quelli di Miyabe Miyuki, Nonami Asa e Shibata Yoshiki – le tipiche caratteristiche del genere vengono intessute a pagine dal retrogusto noir di osservazione e critica alla società giapponese contemporanea, che esercita un così profondo fascino su noi occidentali ma che, al di là dei fiori di ciliegio e dei teneri personaggi dei nostri manga preferiti, è anche una società segnata da profonde contraddizioni.
La fama internazionale di Natsuo Kirino è arrivata con OUT (1997; pubblicato successivamente in Italia sempre da Neri Pozza con il titolo di Le quattro casalinghe di Tokyo), grazie al quale l’autrice ha dato prova inequivocabile del suo talento nello scrivere detective novels.

Ma i romanzi di Natsuo Kirino non sono solo indagini e misteri: proprio libri come IN, al contrario, testimoniano la grande sensibilità dell’autrice nel delineare le profondità dei personaggi e la complessità delle relazioni che li uniscono. Ingenuamente non verrebbe quasi da ritenere IN un romanzo poliziesco, da tanto che il mistero e la sua soluzione (perché sì, un mistero comunque c’è) passano quasi in secondo piano rispetto a tutte le sfaccettature della fitta rete che tiene uniti i numerosi personaggi.
IN è infatti la storia Suzuki Tamaki, giovane scrittrice di Tokyo decisa a sciogliere il mistero che circonda un romanzo pubblicato negli anni Cinquanta: il suddetto, intitolato L’Innocenza, trattava dell’esperienza più o meno autobiografica dell’autore – Midorikawa Mikio – e delle tragiche e passionali vicende che lo legarono alla moglie Chiyoko e all’amante, chiamata nel romanzo semplicemente X. Scoprire l’identità di questa X e scriverne un libro, che avrà come titolo L’indecenza, è proprio ciò che Tamaki si prefigge. Alle vicende professionali della scrittrice si affiancano poi quelle personali, che la vedono impegnata per lungo tempo in una relazione extraconiugale con il proprio editor, Abe Seiji; una relazione complessa, fatta di tanti slanci e altrettanti ripensamenti.
Durante le sue ricerche per scoprire l’identità della misteriosa X, Tamaki si ritrova a scavare nel passato burrascoso della famiglia di Midorikawa, venendo a conoscenza di particolari sempre più intimi e privati di ciò che teneva unito lo scrittore non solo all’amante X ma anche alla moglie Chiyoko. Le sue indagini vanno quindi a toccare corde assai profonde – quelle di un amore che finisce, del desiderio, del coraggio di affrontare determinate scelte – e che trovano risonanza in lei e nella sua relazione con Seiji, forse ormai giunta a un punto di non ritorno.

Per Tamaki spesso realtà e fiction si mescolano: ciò che fu vero e accadde realmente nella vita di Midorikawa negli anni Cinquanta, fu poi in realtà filtrato e romanzato nel libro da lui scritto; allo stesso modo, però, sia la fiction del romanzo che i puri fatti della vita dello scrittore entrano prepotentemente nel mondo di Tamaki e finiscono per farne da cornice e contrappunto.
Il rapporto tra realtà e narrazione pare infatti uno dei temi di maggiore problematicità sollevati da IN, un romanzo che pullula di scrittori o aspiranti tali e che quindi mette bene in luce il pericolo di chi è talmente abituato a scrivere e raccontare storie da non saper riconoscere la linea che separa i due mondi, quello della realtà e quello della letteratura. Proprio questo sembra emergere dalla conversazione di Tamaki con Chiyoko, vedova ultraottantenne di Midorikawa e lei stessa scrittrice, che ormai pare non essere più in grado di separare ciò che accadde davvero quarant’anni prima a lei e alla sua famiglia dalla sua ricostruzione romanzata e in parte inventata fatta dal marito nel suo libro.
Così come Chiyoko e il marito sono numerosissimi gli scrittori che popolano e animano con le proprie passioni questo romanzo, che può essere quindi letto anche come un interessante spaccato del mondo editoriale contemporaneo, fatto non solo di autori ma anche di scaltri editori, riviste letterarie più o meno serie ed editor senza scrupoli. Uno spaccato – bisogna riconoscerlo – spesso impietoso, reso possibile certamente dall’esperienza personale di Natsuo Kirino e che ci mostra come, nonostante le migliaia di chilometri che ci separano, l’Occidente e l’Estremo Oriente sotto questo aspetto non sono poi così diversi.

Così come la linea che divide realtà e finzione appare labile e sottile, altrettanto succede con tutte le altre “linee” con cui i personaggi devono confrontarsi. Quello dei “punti di non ritorno” è infatti un motivo che viene riproposto in tutto il corso del romanzo e viene espresso soprattutto grazie al personaggio di Tamaki, presa nel suo continuo interrogarsi su quali siano le “linee” che, se superate, segnano momenti di svolta, attimi in cui anche il semplice spingersi di poco oltre quanto fatto fino a quel momento dà un assetto del tutto nuovo alle cose e le fa precipitare. Così accade, per esempio, nella relazione con Seiji, fino a un certo momento ancora superficiale e poco impegnata ma che poi inizia a essere percepita dai due in modo del tutto diverso. A un certo punto Tamaki decide di portare un divano-letto nel proprio studio; quella che è apparentemente solo una questione di arredamento, in realtà nasconde il vero obiettivo: usarlo per gli incontri clandestini con Seiji e fare un passo fatale verso una tentata stabilizzazione della loro relazione.

IN è quindi un romanzo dalle mille sfaccettature, che può senza troppi problemi soddisfare le categorie più diverse di lettori: chi vuole svagarsi con storie di amori e passioni, chi non rinuncia mai a un po’ di mistero e toni oscuri, chi ha sempre lo sgurdo rivolto al Paese del Sol Levante.

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