LabArca Teatro marzo 2017: Sotto i girasoli

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Si ride, della guerra. La si trucca di parole e colori, un make-up pesante, vivacissimo, sonoro, per cercare di allontanarla o, forse, perché solo in questo modo possiamo avere la forza di affrontarla. Così la Compagnia PuntoTeatroStudio porta in scena Sotto i girasoli, spettacolo crudo e delicatissimo ospitato lo scorso finesettimana da LabArca a Milano e ancora in scena sabato 1 aprile a ComTeatro in zona Corsico.
Augusto è un giovane italiano, un ragazzino. Un giorno si trova inviato a forza dal regime fascista in Russia, perché la Guerra lo richiede. I combattimenti, i morti e poi la ritirata. Sopravvissuto anche a questo, Augusto riesce da ferito a ritornare in Italia, dove lo aspetta l’8 settembre: i tedeschi con i quali e per i quali finora ha combattuto ora sono i suoi nemici. Arrestato, è deportato a Buchenwald.
Basata sulla storia vera di Augusto Tognetti – che, sopravvissuto alla ritirata di Russia e al campo di Buchenwald, riuscì a tornare a Milano sano e salvo – la pièce del poeta e autore Davide Del Grosso gioca con il linguaggio e le immagini e costruisce un sogno ad occhi aperti che ha i contorni sfumati della fiaba. Giocano, i soldati protagonisti della scena, ridono, filosofeggiano, cantano poesie e ballano, con la freschezza di chi a vent’anni nemmeno si è trovato vestito di verde su un treno diretto in Polonia, e da lì in Russia, per combattere.
“Piacere, Augusto”, si presenta il protagonista ai due nuovi, casuali, compagni di reggimento. “Non va bene, è un inizio impegnativo, dai per scontato che sia un piacere” si presenta di rimando Carmine, il napoletano dall’anima di filosofo che con il fascino della divisa ha convinto mammà a lasciarlo partire. Poi è la volta di Federico, il violinista arruolato per equivoco. Amici e commilitoni, i tre si trovano catapultati nell’incubo della guerra ma lo vivono a modo loro: ogni cosa è trasfigurata, lo spettatore è catapultato in un mondo bellissimo e terribile, ridi e piangi, mentre lì, sul palco, tra le luci dai colori contrastanti, va in scena la Guerra. Perché la ritirata di Russia, il fascismo, il lager scivolano ben presto sullo sfondo della narrazione: ci pensa la voce registrata del vero Augusto a raccontarci quella che fu Storia, interrompendo il flusso di una favola che affronta la guerra nella sua essenza.
La regista Isabella Perego costruisce uno spettacolo che occhieggia al teatro danza, con performance fisiche dal ritmo forsennato, alla ricerca del poetico e insieme del bestiale. Cerca il grottesco, nella sua messinscena, sfiora talvolta il rischio del ridicolo, ma la visione onirica riesce. Ballano con Katiusha, i tre ragazzi eccitati: ballano con la più bella di tutte le russe. E lei, il lanciarazzi, li ama così tanto che, a uno a uno, li divora di baci, li consuma. E poi i tre prendono parte alla festa dei fuochi d’artificio, rosso, verde, giallo, i razzi che impazziscono in cielo: non importa che quelli siano segnali per i soldati in battaglia, loro festeggiano mentre il fuoco amico spara loro alle spalle.
Lo stesso Del Grosso, Francesco Errico e Andrea Lietti sono gli interpreti di questa favola piena di movimento, l’energia di chi sta disperatamente aggrappato all’ultimo brandello di vita. I tre attori reggono il ritmo di una recitazione dall’intenso sforzo fisico, sono tutti i personaggi e insieme le voci e le atmosfere di uno spettacolo in continua trasformazione.
Noi spettatori sogniamo con Augusto, Carmine e Federico. Man mano che ci addentriamo nella favola i richiami alla realtà bellica sono sempre più dolorosi, disarmonici, stridenti, come le macchie di piume colorate che spiccano fuori luogo -talvolta troppo- su ogni elemento della semplicissima scena.
E anche quando la morte è protagonista, la favola non cede il passo alla tragedia: muore Carmine, sotto un cielo trapunto di stelle, in una delle scene più emozionanti dell’intero spettacolo. Muore Federico, nel freddo dell’inverno russo. Muore Mario Foglia, il sarto che dorme per sempre “sotto i girasoli”, dedito alla sua missione di riattaccare, ago e filo alla mano, i fiori caduti agli steli ancora in piedi.
Augusto sopravvive. E anche a Buchenwald non smette di sognare: lui che “lascia volare i pensieri”, che ora costruisce aerei che volano sfidando la gravità come ultima estrema sfida alla guerra. Una guerra assurda. Come assurdamente onirico è il mondo creato da PuntoTeatroStudio.

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