Volta la vita

Pubblicato il Pubblicato in Letteratura, Racconti

C’era un furbo, che insegnò a un credulone a piantare chiodi. Non crebbe nessuna pianta da quel chiodo seppellito, ma il credulone stizzito dovette pagar lo stesso al furbo i debiti contratti.

C’era uno sciocco, o forse un retore, o forse un preciso, o forse solo uno che pensava che le parole pesassero molto. Quando gli domandarono come si chiamasse, lui rispose: – Non mi chiamo mai, sono gli altri che lo fanno -. Ma la sua precisione iniziò a pesare come le parole che venerava e nessuno si legò più a lui.

C’era una viaggiatrice che si legava ad ogni posto e in ogni posto lasciava un pezzettino di sé. Ma non sapeva dire a chi incontrava come si legava e cosa lasciava e quindi ripartiva tenendolo per sé.

C’era un ragazzo che affidava a post-it tenui i suoi discorsi perché altro modo non conosceva. Poi li appoggiava nel vento, lasciando che scivolassero su vie impalpabili per giungere lontani, o li appendeva alle nuvole che galoppavano lontano. Un giorno gli diede risposta una donna fiera, affogata di lentiggini, e lui credé che i francobolli d’aria potessero affrancare la sua felicità. Mandò un primo post-it e questo perse la strada, ne mandò un secondo e il suo messaggio si inzuppò. Gli sembrò il segno che il suo discorso non fosse perfetto, fino a quel momento mai nessuna delle sue lievi carte aveva mancato al suo dovere. Rimase sveglio per tre giorni e tre notti e scelse con cura ogni linea,riprovò ogni dettaglio. Ma a quel punto finì i post-it e la donna non ricevette mai la sua risposta.

C’era un ubriaco, che ondeggiava per la via e cantava: – La vita avvitala con la vite -. Lo trovarono riverso, ma col viso distorto in un sorriso.

C’era un barista che ascoltava tutte le storie che passavano dal suo bancone, tutte le voci, tutti i passi. Ma dopo quarant’anni quel barista era tutte le storie passate da lì, tutte le voci, tutti i passi e s’era dimenticato chi fosse prima di quelli, senza quelli. Il suo nome era un involucro che raccoglieva pezzi di altri, pezzi di tutti.

C’era un chitarrista che entrò dal barista di tutte le storie, ma non volle aggiungere la sua. Su quel balcone lasciò un consiglio e prese un cicchetto del suo amaro. Quando si rimise sulla sua strada, seminò dietro sé chicchi di note e il barista lo salutò come un vecchio amico. La musica che suonò quella sera gli svestì il cuore e da quel giorno lo sentì più leggero.

C’ero una volta io, che ora son meno me ma son più io.

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