Un ripiegamento tutto interiore, un io narrante giovane e femminile che accompagna il lettore per tutto il nuovo libro di Elisabetta Bucciarelli Chi ha bisogno di te, edito da Skira e che sarà presentato sabato 9 settembre nell’ambito del Festivaletteratura 2017 di Mantova.
Elisabetta Bucciarelli ha abituato i lettori alla sua scrittura, che altro non è se non una raffinatissima forma di indagine: l’autrice continua infatti il percorso già iniziato con La resistenza del maschio (NNE, 2015) nella sua analisi sul cambiamento di genere nella nostra società. Protagonista delle attenzioni della sua penna questa volta è in primo piano il rapporto genitoriale, tra l’adolescente Meri e i suoi genitori separati, Madre e Padre.
Meri è stata educata con la musica dei Queen da Madre, sceneggiatrice con l’abitudine di piantare semi per ogni persona che lascia la loro vita. E’ uno dei personaggi che compare di più nella storia, Madre, che però sfugge sia a Meri che ai lettori: una donna assente e distratta, dedita al lavoro e alle piante che cura nel terrazzo come un’ossessione e che parla con la musica. Di Padre invece, nella prima parte del romanzo, neanche l’ombra: Elisabetta Bucciarelli gioca con i lettori, come ha sempre fatto, scegliendo il momento giusto per rivelare particolari e dettagli dei suoi personaggi. E con Padre la sorpresa vien da se: il lettore si immagina un uomo apatico, un genitore assente che ha abbandonato la figlia alla madre e che non merita neanche di comparire nel romanzo. E invece ecco che, quando non ce lo si aspettava più, Padre fa la sua comparsa: un uomo fragile, con le sue debolezze e le sue contraddizioni e che spera ancora di rientrare nella sua casa con la sua donna e con sua figlia. Si fa menzione di un misterioso incidente, che ha lasciato a Meri vaghi ricordi e un dono sorprendente, come causa scatenante dell’allontanamento (definitivo?) di Padre dalla vita delle “sue ragazze”. E l’autrice così ci mette davanti al grande interrogativo che fa da sfondo alla sua ricerca: perché ci stupiamo ancora se, in una situazione di crisi, è l’uomo ad avere paura invece della donna? Se fosse stata Madre a scappare dal pericolo ci saremo così sorpresi? E Meri lotta, nel romanzo, per cercare di ricordare, per ottenere quelle risposte che i grandi sembrano volerle nascondere, in fondo per nasconderle a loro stessi.
A muovere la trama del romanzo è il ritrovamento da parte di Meri di un biglietto: inizia così una corrispondenza, una particolare storia d’amore come già ci era stata presenta ne La resistenza del maschio: il Maschio in questione si sottraeva addirittura alla vista della Femmina, preferendo la distanza del messaggio non per affermare un controllo quanto per sopravvivere, per resistere. Ma in Chi ha bisogno di te è Meri a scegliere: è lei a rispondere ai biglietti, a fare in modo di lasciare l’occasione al misterioso spasimante di lasciare i messaggi ed è sempre lei, con una scusa, a lasciargli il suo numero di telefono. La relazione si sposta così anche su WhatsApp, muovendosi su i più differenti mezzi di comunicazione a seconda della situazione come in un cerimoniale. E a questo codice Meri è attenta, ossessiva quasi quanto Madre con le sue piante e i suoi alberi: per ogni vita che le lascia Madre pianta un seme in particolare -come scrive in una poesia Anna Toscano- e per ogni biglietto lasciato nel giubbotto o nel cestino della bici Meri legge e usa un colore e una punta diversa. Un altro mistero per Meri, che a scuola è spalleggiata dall’amica Sara che le sta accanto con quell’ironia che solo un’amica del liceo può dare, e che a Meri serve tanto.
Tanti i dubbi per Meri che, come nella vita di ogni adolescente, deve fare i conti non solo con i naturali cambiamenti per il passaggio da un’età all’altra, ma anche con quelli che questa nostra società le affida sulle spalle. Elisabetta Bucciarelli ci parla così del ruolo e dell’impegno di essere figli adesso: non più una condizione privilegiata, protetta, ma un ruolo con dei doveri. Meri spesso torna a casa e Madre non c’è, non ha preparato la cena e non risponde ai messaggi, ma in compenso lascia il portatile acceso dando alla figlia la possibilità di spiare la sua nuova pièce, il suo mondo fittizio che troppo spesso confonde con il reale. E’ una madre che è protettiva nei confronti della figlia con il silenzio e con la distanza, affinché non ricordi o non si renda conto che è per paura che a volte si lasciano indietro le persone amate, anche se ci si ripromette di tornare a prenderle: dopotutto “è bellissimo un amore che sopravvive ai suoi amanti” scrive Franco Arminio.
Un altro romanzo forte, Chi ha bisogno di te, un libro carico di domande che l’autrice fa cadere con il contagocce per i lettori. Un’analisi e uno sguardo che si districa in mezzo a quel “teatro sempre aperto” che, per i figli, sono i genitori.