Sera

Pubblicato il Pubblicato in Letteratura, Poesia

Ad Alice

I
Seduto in un giardino
del Cremlino di Kazan’,
avverto il male fisico
della mancanza.

II
Fisso
di fronte al foglio bianco,
evito di scrivere
pensieri che non voglio.

III
Mi rivolse
occhi
che ridevano,
e mi dimenticai di tutto il resto.

IV
Immortale
È l’amante del poeta:
sopravvive alla morte
il tepore
del suo abbraccio.

V
Nella diafana Petropoli
fiorisco
in un abbraccio.

VI
Tenendoci per mano,
percorrendo in su il canale,
condividevamo i luoghi
della comune passione.
Ridevi del mio dolce
che non smettevo di mangiare.
In un soppalco troppo stretto,
al buio e sorridendo,
ci siamo amati nella notte.

VII
Muoio,
nella sottigliezza
del suo labbro;
sorrido
nel suo sguardo;
bramo
il respiro affannoso
dell’amplesso,
mi perdo nella finezza
del suo ragionamento.

VIII
La boccata d’aria
di un abbraccio,
dopo un’apnea
di settimane.

IX
Accarezzo il corpo nudo,
affondo la mano
nei capelli,
perdendomi
nel suo profumo
mi scopro vivere

2 pensieri su “Sera

  1. Leggo tra le righe un senso di smarrimento: il poeta, sperduto, si aggrappa all’idea dell’amore distante per sentirsi in pace con se stesso. Il ricordo, il rimpianto, la mancanza: ecco l’ossigeno del poeta amante. Ma quando si ricongiunge con l’amata, parte di quella magia sembra sparire dalla poesia: traspare una malinconia, sembra quasi un auto-convincimento, come se l’amplesso e la carezza tra i capelli fossero una magra consolazione. Il poeta appare vivo nella mancanza: il dolore dell’assenza è il balsamo della sua anima inquieta, nella fuga dall’amata trova una giustificazione e forse la fuga da se stesso.
    La forma ha un cuore russo: ricorda molto Mandel’štam e il primo Pasternak.

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