La zuppa è pronta: Onda sonica di tragicomiche disavventure

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L’ultima invenzione di Gianluca Morozzi, bolognese di penna facile (ha al suo attivo 24 romanzi e 212 racconti), è una tragicomica epopea in miniatura, pubblicata per Skira, che oscilla tra realtà e fantascienza, ma senza sfruttare le potenzialità romanzesche né dell’una né dell’altra. La storia dei Despero, rock band di basso profilo e di ancora più bassa autostima, procede per episodi riportati dai componenti stessi e si alterna a squarci su Terra-3, mondo parallelo in cui uno specchio assegna poteri soprannaturali ai musicisti. La chitarrista e coautrice Celeste, ultima arrivata nel gruppo e fidanzata del leader Kabra, possiede la chiave per accedervi e quindi il compito di fronteggiare i corrispettivi super-eroici degli Who, che laggiù hanno seminato distruzione. Ogni cosa, sia la narrazione che gli universi, converge verso il concerto di Pontelagoscuro, punto di non-ritorno per tutti.

Non si tratta di un vero e proprio romanzo, ma piuttosto di scene di un romanzo che si intravede soltanto in lontananza, divertissement che potrebbero facilmente diventare puntate di un cartone animato con un musicista sfortunato e piuttosto autolesionista come protagonista. I principali punti di forza, l’agilità e la scorrevolezza della scrittura – pur con qualche caduta stilistica – nonché l’ironia (e autoironia) dei personaggi, si trasformano infatti in debolezze nel momento in cui limitano l’approfondimento delle situazioni e della personalità dei protagonisti, lasciandole come a uno stato embrionale, più simile una sceneggiatura.

I momenti sono rievocati a mo’ di intervista romanzata, che dialoga senza dubbio con la realtà musicale ed editoriale, anche a livello metanarrativo (Despero è il titolo del romanzo d’esordio dell’autore). Il resoconto oltretutto non esaurisce la storia dei personaggi, che accennano più volte a episodi, persone, amori corrisposti e non, delusioni e stranezze suggerendo come le disavventure da loro vissute fossero infinitamente più numerose di quelle narrate: sarebbe interessante conoscere le altre situazioni assurde in cui si è trovato Kabra, se è vero che la mancata paternità all’arena di Verona, durante un concerto degli Who, non rientra nemmeno nella top-fifty. E gli Who sono la colonna sonora di gran parte delle peripezie pubbliche e private dei Despero: dopotutto è la musica la protagonista indiscussa, come vuole la collana Note d’autore di cui il libro è la quarta pubblicazione. Musica che diventa stimolo alla narrazione e essa stessa fonte di storie, come quelle narrate da zio Vainer a Celeste, ma anche filtro attraverso cui leggere la realtà, nel momento in cui a ogni ragazza è sovrapposta la figura di una qualche rockettara dei tempi passati e ogni luogo porta con sé il ricordo di un concerto. Ma la musica è anche occasione di incontro con gli altri e soprattutto con se stessi, come accade alla giovane Celeste che si riconosce nelle parole dei Despero. E la musica è, infine, causa di dolore, anzitutto per i musicisti stessi, ossessionati da opere che non comporranno mai e da denunce per plagio –Supper’s ready tormenta Kabra fino alla paranoia- che paiono imminenti. Tutti questi spunti rimangono però inesplorati e la loro comprensione è forse complicata anche dal fatto che non tutti i lettori hanno in Pete Townshend & co dei punti di riferimento vitali e musicali: il target della storia parrebbe allora la generazione dell’autore e non quella dei più giovani, cui invece sembrava rivolgersi per genere e tono.

Un’ultima domanda balena nella mente del lettore: che fine fa Lorenzo Bandiera, lo scrittore approdato nella comunità di zombie illustri? La calorosa accoglienza che riceve parrebbe quasi suggerire che la differenza tra chi sa apprezzare l’arte e chi no (i cosiddetti “analfabeti in marcia”) è maggiore di quella tra zombie ed esseri umani. Tuttavia la sua storia nasce dal nulla e nel nulla sfocia. La parte fantascientifica è infatti quella più penalizzata: un day after dalle tinte comiche che pare più il delirio di un musicista sotto acidi – e in effetti nulla vieta che sia proprio così – che non una parte integrante dell’evoluzione della trama. Risulta perciò poco credibile Celeste quando, in chiusura, invita il lettore a scegliere il lato e la prospettiva della storia che preferisce, perché quest’ultimo si ritroverebbe in ogni caso con molte più perplessità che soddisfazioni.

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