Ragnar Lothbrok: eroe, re, leggenda

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Accade spesso che le produzioni televisive o cinematografiche a carattere storico di largo consumo indirizzino il gusto e l’immaginario del grande pubblico verso epoche, popoli o personaggi altrimenti poco conosciuti: non fa eccezione Vikings, la serie TV creata da Michael Hirst e andata in onda a partire dal 2013 sulla rete canadese History, che con quattro stagioni, 49 episodi e una distribuzione in 15 paesi, tra cui l’Italia, gode ad oggi di un successo e di una popolarità enormi. Sono così tornati di moda i Vichinghi e in particolare il misterioso personaggio di Ragnar Lothbrok.

Travis Fimmel, interprete di Ragnar Lothbrok nella serie Vikings.

Ragnar è il protagonista della serie ed è presentato come un contadino che vive nei pressi del villaggio norvegese di Kattegat, e che grazie alla sua intelligenza e ambizione metterà in atto una vera e propria scalata sociale e inaugurerà l’epoca delle grandi incursioni vichinghe nelle isole britanniche e in Francia: all’inizio della prima stagione infatti Ragnar e compagni navigano a ovest e saccheggiano il monastero di Lindisfarne, in Northumbria (attuale Inghilterra nord-orientale). Da qui inizia una serie di avventure a base di mare, sangue, religione, amore e politica; ma evitiamo inopportuni spoiler a chi voglia godersi le serie e concentriamoci invece sul punto che ci interessa: quali sono le origini del personaggio di Ragnar? Quali– se ce ne sono – i suoi fondamenti storici?

Ragnar Lothbrok si situa in quel limbo, sommamente opaco e attraente, tra leggenda e storia. Si tratta infatti di uno dei più importanti re semi-leggendari scandinavi, oggetto delle saghe norrene scritte da poeti che raccoglievano racconti tramandati oralmente per secoli, nei quali dunque i fatti storici, ammantati da una veste mitica, sono difficilmente distinguibili. Le due saghe principali che ci tramandano le vicende di Ragnar sono la Ragnarssaga loðbrókar (Saga di Ragnarr Loðbrók, XIII secolo), e il Ragnarssona þáttr (Racconto dei figli di Ragnarr, XIII secolo). Altra fonte fondamentale in cui è narrata la storia del condottiero vichingo sono le Gesta Danorum di Saxo Grammaticus (XII secolo), opera sulla storia della Danimarca composta da una parte leggendaria e una parte storica: il IX libro, quello in cui l’autore ricostruisce la vita di Ragnar, tentando di conciliare storie e cronache diverse e anche incompatibili è, neanche a farlo apposta, a cavallo tra le due.

Secondo i racconti Ragnar è re di Danimarca e Svezia: la storia del suo regno è fatta di gloriose guerre con i paesi vicini, repressioni di rivolte interne (i vari conti vichinghi a lui sottoposti non sembrano essere particolarmente docili) ed epiche incursioni piratesche nei regni anglosassoni dell’Inghilterra. Due sue caratteristiche spiccano sulle altre: in primis la grande e precoce intelligenza, grazie alla quale, succeduto giovanissimo sul trono del padre, riesce subito ad ottenere il rispetto dei suoi sudditi e collaboratori; e poi la sua passione per le donne. Il re infatti si sposa più volte, anche se le fonti non sembrano d’accordo sull’identità delle mogli e sul numero dei figli. Lathgertha (per seguire i personaggi della serie), è menzionata solo da Saxo Grammaticus, che la descrive come “donna esperta d’arte militare che, dotata di un temperamento virile dentro al suo petto di fanciulla, combatteva in prima linea tra i più coraggiosi, con i capelli che le fluttuavano sciolti sugli omeri”: insomma, davvero una delle shieldmaidens, le donne guerriere della mitologia norrena; per averla Ragnar sarà costretto a uccidere un orso e un cane che la donna aveva messo a guardia della sua abitazione.

Il secondo amore del nostro eroe, su questo le fonti concordano, è Thora, figlia di Herraud, jarl di Götland (una sorta di conte dell’attuale Svezia meridionale): Ragnar, conquistando la donna, otterrà anche il suo celebre soprannome. Herraud aveva infatti donato a Thora un serpentello, che lei aveva accudito. Questi però era cresciuto, diventando un Lindworm, un terribile drago nordico che iniziò a devastare le terre dello jarl: Herraud, disperato, aveva così promesso la figlia in sposa a colui che lo avrebbe liberato da quel flagello. E come poteva Ragnar farsi scappare un’occasione simile? Sale subito sulla sua nave e fa vela verso la Svezia; ma prima, data la sua proverbiale scaltrezza, si fa cucire dalla sua nutrice un mantello di lana e dei gambali molto villosi, per proteggersi dai morsi e dal veleno del drago. Grazie a questo vestiario, ulteriormente irrobustito dal gelo, Ragnar riesce ad avere la meglio sul mostro e a ottenere Thora in sposa. Il topos letterario dell’eroe che vince grazie all’astuzia più che alla forza, comune in questo genere di componimenti, è quindi riconfermato anche qui. L’abbigliamento di Ragnar però suscita l’ironia di Herraud, il quale lo soprannomina Lothbrok, ovvero “brache pelose”: un nomignolo dall’epicità discutibile.

Se nella serie TV il personaggio di Thora non compare, viene data invece molta importanza alla terza fiamma di Ragnar, Aslaug, che le saghe presentano come figlia del leggendario eroe nordico Sigurd, uccisore del drago Fafnir, e di Brunilde. Il re la incontra in Norvegia, dove la invita alla sua presenza chiedendole di venire “non vestita, né nuda; non sazia, né digiuna; e anche che non sia sola, ma neanche accompagnata da alcun uomo”: la donna, a prova della sua scaltrezza, si presenta vestita con una rete, mentre mangia un porro, accompagnata da un cane. Ragnar decide di prenderla in moglie e da lei genererà i figli più celebri: Ivar “senz’ossa”, Björn “fianchi di ferro” (che invece nella serie è figlio di Lathgertha), Hvisterk, Rögnvald e Sigurd “serpente nell’occhio”; Saxo Grammaticus, che non menziona Aslaug, attribuisce invece molti di questi figli a Thora.

Ragnar incontra Aslaug. Illustrazione del XIX secolo.

L’ultimo episodio della vita di Ragnar che le saghe narrano è, ovviamente, quello della sua morte (no spoiler, giuro: a quel punto la serie non è ancora arrivata); ad esso è anche dedicato un intero poema, il Kràkumàl. I figli di Ragnar, cresciuti, stanno offuscando con le loro imprese la fama del padre; il vecchio re decide allora tentare la conquista dell’Inghilterra e parte con due sole navi per la disperata impresa: fatto naufragio, ingaggia una furiosa battaglia con i soldati di Northumbria e viene catturato dal re Ælle. Questi lo getta in una fossa di serpenti, ma Ragnar è immune ai morsi dei rettili in virtù di una veste magica donatagli da Aslaug, così il sovrano è costretto a fargliela togliere: a questo punto l’eroe, dopo aver pronunciato la frase profetica “Strepiterebbero i porcellini se sapessero quello che il verro patisce”, allusione alla vendetta dei figli, muore.

L’esecuzione di Ragnar da parte di re Aelle nella fossa dei serpenti. Illustrazione del XIX secolo.

Fin qui il Ragnar leggendario. Come tentare di dare concretezza storica a questo personaggio? Il problema fondamentale sta nel fatto che per le zone scandinave, in questa epoca (IX secolo) la documentazione scritta è inesistente: ci si rifà dunque per forza a testi posteriori, come quelli che abbiamo visto, in cui è difficile distinguere il racconto mitologico dal fatto realmente accaduto. Possono però aiutarci anche le fonti contemporanee ai fatti, provenienti dai paesi che furono preda delle incursioni vichinghe.

Chiariamo subito un punto: nessuna testimonianza cita Ragnar Lothbrok come coinvolto nel saccheggio del monastero inglese di Lindisfarne, prima incursione vichinga documentata storicamente, nel 793; si tratta dunque di un’invenzione della serie TV. Le cronache franche, però, citano un “Reginheri”, capo vichingo che saccheggiò Parigi nell’845, nonché un “Raginarius” a cui venne donata terra e un monastero dal re franco Carlo il Calvo nell’840 (il modo migliore per placare i Vichinghi era dar loro quello che chiedevano). Poco dopo la razzia dell’845 molti degli incursori, tra cui il loro capo, sarebbero morti per punizione divina, ma la fonte potrebbe mentire per motivi propagandistici. Se così fosse, potrebbe essere intrigante il collegamento con le cronache irlandesi, che registrano una grande invasione vichinga in Irlanda a partire dall’851 e riportano il nome del re norreno “Ragnall”. Tutti questi nomi potrebbero fare riferimento alla stessa persona, che potrebbe essere il Ragnar Lothbrok delle saghe; oppure potrebbe trattarsi di personaggi diversi, poi fatti confluire nella figura leggendaria del re danese. Probabilmente non lo sapremo mai. Certo è che nell’865 un potente esercito, la “Grande armata danese”, giunse in Anglia orientale al comando di Halfdan Ragnarsson (“figlio di Ragnar”), Ivar Ragnarsson e Ubbe, dando inizio a un’invasione che porterà alla conquista di tutti i regni anglosassoni, eccetto il Wessex e alla costituzione in Inghilterra del dominio vichingo del Danelaw nell’878.

Tutto questo, secondo le saghe, sarebbe originato dalla vendetta dei figli di Ragnar Lothbrok contro re Ælle per la tortura e uccisione del padre.

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