La vita com’è: il costo vero della scrittura

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“La vita com’è” (La nave di Teseo, 2017) è l’ultimo romanzo di Grazia Verasani, poliedrica artista e scrittrice bolognese che nella sua città ambienta la storia di Giovane Scrittore e della sua scrittrice preferita, che ha vent’anni più di lui e alla quale lascia il suo manoscritto, sperando in una rapida lettura e in qualche consiglio utile. Ma ben presto l’attenzione per le bozze passa in secondo piano, per lasciar spazio alla carrellata di personaggi che riempiono le pagine del libro, ognuno schierato in uno dei due partiti che sembrano opporsi oramai troppo drasticamente: da una parte gli ‘ex’ di una vita ma che popolano ancora la vita della scrittrice -Zeno il compagno della giovinezza diventato migliore amico, Sambe il disinibito musicista incapace di ingabbiarsi, Samuele il libraio dal gusto raffinato ma mai snob, e gli imponenti ex maestri di scrittura – e dall’altra Giovane Scrittore e la sua generazione, che la scrittrice guarda dall’alto della sua mezza età. Una differenza di anni che impaccia la scrittrice, che si ritrova sorpresa e incredula alle richieste di Giovane Scrittore soprattutto dopo che lui inizia una corte spietata: la cerca, le scrive mail e messaggi, la chiama e si presenta all’improvviso interrompendo il quotidiano giro di bar bolognesi della scrittrice, ma lei lo respinge ogni volta graffiandolo anche con la sua ironia.

Una trama semplice, senza colpi di scena, perché tutto viene lasciato alla voce della scrittrice: un IO narrativo prepotente, in grado di catturare subito sia l’attenzione che l’affetto del lettore, impegnato a rincorrere la scrittrice (come Giovane Scrittore del resto) tra i ricordi, gli affetti e le debolezze di tutti i giorni di una donna che ha passato la sua vita a scrivere. E forse è proprio questo contatto così stretto con la letteratura che le ha scolpito un carattere duro, cinico ma autoironico dal quale però Giovane Scrittore non si fa intimidire dopo ogni rifiuto, come non si farà intimidire dal contesto letterario in cui vuole approdare.

Tra le pagine del romanzo si fa forte e sentita la riflessione sulla letteratura contemporanea e sull’editoria, da una scrittrice – dalla ragazza fortunata – che ha potuto assorbire la lezione da chi andava a cena con la Ginzburg e Pavese, da chi frequentava il circolo letterario più importante del secondo dopoguerra a Roma e per Einaudi, e che vorrebbe forse fare lo stesso con Giovane Scrittore. Ossia poter essere per lui quello che per lei furono Scrittore e Poeta, due personaggi (sta al lettore indovinarne, o sognarne, il nome reale) che si svelano pagina dopo pagina nei ricordi della narratrice: i suoi primi lettori e maestri. Ma la scrittrice sa bene – è troppo preparata e troppo innamorata della scrittura – che non può impartire la stessa lezione che lei aveva imparato: il contesto è troppo diverso. La letteratura, i lettori ed i libri, non sono li stessi e lo scrittore deve adattarsi: sono gli autori come il famoso Giallista a riempire la sala alle presentazione e ad attirare l’attenzione e la simpatia dei lettori; sembra che non siano più il gusto e la sensibilità a convincere gli editori ma piuttosto l’immagine. Eppure la scrittrice è follemente innamorata del suo lavoro e il lettore che sa snocciolare i meccanismi di difesa del personaggio non ne dubita mai (grazie alla grande capacità dell’autrice): è devota alla sua scrittura e alle sue storie, anche se è impegnata, da due anni, a far di tutto pur di non scrivere.
Un’insofferenza la sua che esplode anche agli incontri con i lettori e nei dialoghi intimi, amichevoli, con Giovane Scrittore che si accorge presto che per attirare l’attenzione della scrittrice la tattica vincente è farla parlare di libri più che di relazioni. Un punto di vista forte e consapevole, quello della scrittrice, che esplode al telefono quando una redattrice le propone di scrivere un racconto per centocinquanta euro e che non risparmia neanche gli accademici e i letterati ben barricati nelle loro isole di erudizione a raccontarsi che il romanzo è morto e che l’editoria è oramai solo una questione di prodotti in serie. Ma Giovane Scrittore non si fa intimidire, né dall’editoria né dalla scrittrice che lo vuole ‘diseducare’ alla letteratura: perché forse il trucco per approdare nel contemporaneo sta tutto nel prendere sì coscienza della diversità del contesto, dell’élite e, ammettiamolo, del mercato, ma senza sacrificare la propria storia.

2 pensieri su “La vita com’è: il costo vero della scrittura

    1. Grazie a te per il tuo libro, che è forte e allo stesso tempo godibilissimo: il tuo stile conquista il lettore fin da subito e lo porta tanto dentro la vita dei personaggi quanto nel mondo della letteratura contemporanea

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