Anima nomade

Pubblicato il Pubblicato in Letteratura, Racconti

C’era una storia che ho desiderato a lungo raccontare. Avevo fretta di finirla il prima possibile per potermi abbandonare anch’io. Non puoi fare le due cose insieme. Chi dice di riuscirci mente o non si concentra abbastanza su nessuna delle due. Vivi o scrivi.

La prima volta che la vidi, la Donna intendo, capii che non mi stava solo offrendo una storia, ma un mondo. Un mondo nuovo a me fino a quel momento precluso perché sconosciuto. Un mondo che è il nostro mondo, ma osservato con occhi diversi, ascoltato con ritmi diversi, vissuto con sentimenti privi di costrizione e fatica. Un mondo così, inaspettato. È lì che mi aspetta questo mondo, insieme a lei, oltre la pagina bianca. Per questo ho così fretta di finire di scrivere.
Non era sola, mi fece conoscere altre anime belle, ognuna con nomi suggestivi, evocativi. Richiamavano la natura, i fiori e il vento, i dettagli delle strade su cui non si sofferma mai nessuno: le poche stelle che puoi scorgere quando la notte non è un blocco buio ma viene plasmata dai neon; i vicoli male illuminati che si aprono a sorpresa su piazze nascoste; il sorriso sul volto di Sconosciuto . Non una traccia di grigio in loro, solo pura e sorprendente semplicità.
Le soprannominai Anime Nomadi, l’unica etichetta che non fosse propriamente un’etichetta. Loro non conoscevano i confini e non li cercavano.
Erano Nomadi, erano liberi.
La Donna me la spiegò una sera, accovacciati sul bordo erboso di un canale: la sua idea di libertà. «Libera. Solo libera. Di essere solo me e fare ciò che mi aggrada. Non è facile. Molti credono che la libertà implichi sentirsi unici al mondo e si comportano come se il mondo fosse solo loro. Come se la libertà fosse fare solo e soltanto quello che ti va, senza tenere conto di tutto il resto. O peggio ancora, come se essere liberi significasse andare contro tutto e tutti. Io non penso sia così». E io suonavo, pizzicavo le corde, mentre lei cantava il suo inno di libertà. «Voglio essere una parte del mondo, una sua piccola parte che interagisce con le altre miriadi di sue parti. Voglio essere uno dei suoi fili, e intrecciarmi con tutti gli altri fili, solo senza rovinare in nodi troppo stretti. Libertà significa sentirmi filo sciolto e sinuoso, che percorre tutto, che accarezza tutti, che scivola negli interstizi, che si lascia trascinare nel vento e non è ancorato da nessuna parte. Non voglio aghi, non voglio orditi, non voglio una tela prestabilita. Il mondo è la mia tela e ci voglio ricamare su seguendo il mio buon senso e il mio istinto». S’interruppe perché io avevo smesso di suonare. Ero inciampato nel suo filo.
Mentre parlava, non parlava a me, ma a tutte le persone che aveva conosciuto e a tutte quelle che avrebbe conosciuto nella sua vita. Faceva sempre così, me ne accorsi presto, parlava con tutti e con nessuno. Parlava alle anime in grado di comprenderla, almeno quelle già esistenti in grado di capirla, ma anche a quelle in potenza, che ancora non riuscivano a scrollarsi di dosso la sensazione che ogni piccolezza fosse importante, che tutto fosse già deciso, che ogni momento necessitasse dello stesso grado di intensità. Parlava in grande, di tutto, per stringere legami di valore ma morbidi. Parlava oltre, in fondo forse più a se stessa, pur guardandoti negli occhi. Le anime nomadi hanno occhi nomadi, non sostano mai a lungo su un particolare ma quel particolare se lo portano per sempre dietro ugualmente.
Scattava foto sfocate per questo motivo: non era importante per lei che rimanesse impresso il contesto o il luogo, ma le sensazioni che in quell’istante l’avevano fatta tremare. Le Anime Nomadi si costruiscono una vita fatta di momenti, scollegati tra loro, eppure uniti da un senso che va oltre la materialità: l’essere stati vissuti dallo stesso essere. Sempre in crescita, sempre diverso, ma sempre lo stesso essere. L’identità della Donna era mutevole di natura. Non che fosse un connotato negativo: lei credeva e sapeva di non aver ancora appreso abbastanza. Amava scoprirsi e sapere di potersi ancora stupire, di poter ancora capire. Quanto è grande il mondo, quanto è diverso e insieme uguale.
«Oggi la penso così solo perché non conosco altro. Domani potrei totalmente rivedere le mie posizioni».
Sapeva di non essere ancora arrivata. Anzi, che non si arriva mai e tutto può cambiare in un attimo. Basta una nota più bassa, una luce più forte, un colore imprevisto. Una volta, distesi a pancia in giù su una spiaggia, mi disse una cosa che mi diede molto a pensare. I primi giorni di settembre sono molto suggestivi, ma le sue parole amplificarono il tutto. Lei prese un pugno di sabbia brulla e mi avvicinò il palmo.
«Osserva il suo colore. Com’è?»
«Ora grigiastra, ma perché sta calando il buio»
«Esatto. E la mattina presto invece? E a mezzogiorno, di che colore è la sabbia?»
«Dorata, splendente, poi tende al bruno»
«Ancora esatto» rispose. «Quindi qual è in definitiva il colore reale di questa sabbia?»
«Dipende dalla luce, dal momento della giornata»
«Come noi. Noi siamo sabbia. E non solo perché ci formiamo e sformiamo, non solo perché assumiamo innumerevoli e mutevoli forme. Non solo perché ognuno di noi è un mucchietto dalla composizione unica e allo stesso tempo uguale, apparentemente, a centinaia di migliaia di altri mucchietti» ruotò il dito nella sabbia sulla sua mano, sformandolo in solchi. «Noi siamo sabbia perché la nostra composizione interna non cambia, ma esternamente cambiamo sempre. In maniera costante. E cambiamo a seconda del luogo, dei fattori esterni, della luce e dell’aria. Cambiamo il nostro colore, dipende solo dal tempo in cui ci osserviamo o veniamo osservati. Dipende. La nostra identità dipende dalle cose altre ed è in continua evoluzione. Non ci fermiamo mai, non arriviamo mai. Tutto dipende.»
Quanti intrecci, quanti cambiamenti. Quanto è grande il mondo, quanto da scoprire.
«Viviamoci, sentiamoci» sussurrava, con gli occhi lucidi stretti in un sorriso.
Anime Nomadi. Partono sempre e vagano di continuo, con il corpo e con la mente. Sono qui, ma non ci sono. Ogni volta che la realtà in cui galleggiano non va loro a genio, loro nuotano un po’ più in là, con un paio di bracciate arrivano al largo, intrigate dalla profondità da indagare ed esplorare, in cui perdersi. Ma sanno sempre come risalire, non restano mai bloccate. I loro posti sono ovunque, sulla cima di una collina, in un locale nascosto d’altri tempi. Andò in un cimitero una volta, dai marmi talmente chiari che quando il sole delle due vi batteva su diventava un unico blocco bianco.
«In un cimitero?E cosa hai fatto?»
«Ho camminato. Non è mica un luogo proibito»
«Da sola?»
La sua risposta fu tranquilla. «Ero in compagnia di tutti i nomi scritti sulla pietra. Sai quanti ce ne sono di strani? E mi ha schiarito le idee, volevo stare in silenzio. La solitudine e il silenzio sono una cosa buona. Ognuno avrebbe bisogno di stare un po’ più con se stesso, fa bene.»
Donna, Anima Nomade, quanto dovrei ringraziarti per questo, per quello che hai donato. Quando se n’è andata, nonostante tutto, mi è pesato. Mi vide scuro, il giorno della sua partenza, e allora accarezzandomi la guancia mi disse: «Perché sei triste? Non ci stiamo allontanando, il nostro legame esiste, la vicinanza è solo collaterale. Sei libero». Mentre il treno partiva, ci sorridemmo attraverso il finestrino. Pochi secondi, poi il suo sguardo cambiò direzione. Era già oltre.

E se arrivati in fondo a questa storia vi sentirete spiazzati, perché crederete non ci sia stata una trama, un racconto da cui uscire appagati o delusi, se insomma penserete non sia stata una vera storia, vi chiedo di interrogarvi e chiedervi se vi siete mai sentiti Anime Nomadi. Non avete bisogno di esempi, di grandi trame, di storie interessanti cui appassionarvi, da seguire col fiato sospeso fino all’ultimo punto dell’ultima pagina. La storia più bella cui appassionarvi è la vostra vita, di giorno in giorno, fino alla fine. La storia più bella da leggere è la catena di momenti che avete costruito, che avete abbandonato per strada, che vi ha colpito, quello che vi hanno fatto cambiare strada. Questa è la storia che cercate. La storia della donna, di come abbia maturato una simile modalità di percorrere il mondo, non la troverete. C’è, ma è la sua. Vi ho fatto sfogliare solo brevi momenti, piccoli attimi affinché non cadiate nell’illusione che la strada è unica per tutti, che c’è una sola via da percorrere in blocco. Sbagliereste: non è cosa deciderete di affrontare, ma il come lo affronterete. Ognuno matura il cambiamento a modo proprio. Io, ad esempio, mettendo per iscritto quello che da tempo ruotava nel mio animo. La mia scintilla è stata conoscere lei, ma alla consapevolezza ci si giunge da soli. Trovate la vostra scintilla. Interrogatevi, scopritevi.
Io poso la penna, ho finito. Il mondo mi aspetta, oltre la finestra, ora che la pagina non è più bianca.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

WordPress spam blocked by CleanTalk.