Elfo Puccini dicembre 2016: Alice Underground

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Dalle Avventure di Alice, romanzo capolavoro di Lewis Carroll, sono state tratte nei decenni riduzioni per bambini, cartoni animati, film, infinite variazione nelle più diverse forme ma quello che in questi giorni è di nuovo in scena all’Elfo Puccini di Milano è qualcosa che mai si era visto prima: non solo uno spettacolo teatrale, non una semplice proiezione cinematografica ma una lanterna magica di suoni, colori e figure, un vero e proprio cartoon teatrale dal vivo.
Dopo il debutto del 2012, Alice underground torna infatti in scena al teatro di corso Buenos Aires per tutto il periodo delle festività natalizie -fino all’8 gennaio in sala Shakespeare- per scardinare ancora l’idea di un teatro fatto solo di corpi o di un film fatto solo di immagini, trascinando lo spettatore in un viaggio nel surreale, assurdo, insensato mondo creato da Carroll.
Firmano lo spettacolo, dalla drammaturgia alla regia, le poliedriche mani di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, autore il primo dei disegni che compongono le scene e il secondo delle animazioni che muovono le illustrazioni. È un’opera quasi artigianale, la loro, con gli oltre trecento disegni ad acquarello che popolano, in scena, il semplicissimo schermo bianco che per un’ora e mezza si trasforma in ogni possibile altro mondo: il prato di Alice, il bosco, la casa del Cappellaio Matto, e poi il giardino della Regina Rossa, i boschi animati, i giganteschi funghi, le trecento porte dell’inizio della storia. Ma, e qui sta la follia e la scommessa dei due registi, le immagini diventano corpi e dal fondo emergono il Brucaliffo, la Lepre Marzolina, il Coniglio Bianco e tutti gli altri personaggi del racconto: prendono corpo, dialogano con Alice, e poi eccoli di nuovo assorbiti nell’immagine. Bidimensionali o tridimensionali, umani o cartoni animati? Non c’è tempo per scoprirlo perché già il vortice delle immagini costringe lo spettatore a un nuovo cambio scena, a una nuova avventura. E lì, in equilibrio assolutamente precario tra reale e surreale, tra corpo e figura, si muove Alice, la ragazzina che sogna e vive l’avventura.
È uno spettacolo underground, e mai il titolo avrebbe potuto descriverlo meglio: sotterraneo come il viaggio di Alice che comincia cadendo, precipitando in basso nella terra e nell’inconscio, il viaggio nel Sé, come cantano Tempo, Spazio e Coniglio all’inizio della pièce; sotterraneo per le atmosfere musicali e visive, per la scelta di disegni sempre esagerati, oltremodo grotteschi; sotterraneo perché scava nello spettatore, al di là del più semplice divertimento che nasce dalle avventure di Alice, e sovverte il suo mondo. Bello? Brutto? Folle? Kitsch? Non importa, alla fine.
Protagonista assoluto dello spettacolo lo schermo animato che con le sue atmosfere surreali – o meglio, allucinate! – dà il ritmo a una messinscena che travolge ogni regola, accompagnata dalle musiche curate da Matteo de Mojana. Una scoppiettante Elena Russo Arman, alle prese con una parte complicatissima che riesce a gestire con apparente leggerezza, dà corpo e voce ad Alice, la piccola protagonista che sul palco dell’Elfo Puccini diventa una ragazzina tutto pepe, dispettosa, esagerata come il suo cumulo di ricci neri. Intorno a lei si muove la galassia dei personaggi creati dalla penna di Lewis Carroll, ora immagini, ora corpi, interpretati dal terzetto di Ida Marinelli, Umberto Petranca e Matteo de Mojana: la Regina Bianca e quella Rossa, il Brucaliffo, la Rana, il Coniglio Bianco sono solo alcuni dei personaggi che entrano nel cuore dello spettatore.
Una questione rimane però irrisolta (e rimarrà tale finché lo spettacolo andrà in scena): quale pubblico per questo spettacolo? Una Alice underground per adulti? Per bambini? Per “tutti i grandi che sono stati bambini una volta”? Anche questa volta, non importa.

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