Il principio d’inerzia. Capitolo due: Il moto scatenante

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Capitolo due:
Il moto scatenante

Quando la scuola è agli sgoccioli, diventano tutti scemi. Siamo appena entrati in classe e nessuno sembra rendersene conto. Paolo non riesce a stare seduto, non dico seduto bene e composto, ma semplicemente seduto: resta sospeso in aria, tra le chiappe e la sedia ci sono le mani che spingono. E dondola. Martina, lei è seduta, sì, ma scalcia di continuo, è talmente bassa che i piedi non toccano terra e allora hanno campo libero, avanti-indietro-avanti-indietro-avanti-indietro. Ancora un po’ e le sue scarpe faranno scintille.
Devono ancora darci la lista dei compiti, le pagelle, la preside dovrà fare il saluto di fine anno, noi il concerto per le famiglie, ma sembra che solo io conosca il programma. Mi hanno appena chiesto di attaccare il banco alla fila dietro, mi giro.
– Siete fuori?! Ora arriva la Bonfanti e ci insulta- dico.
Loro se ne fregano, hanno fatto una cordata di SETTE tavoli e Giulia fa angolo perché non ci stava più di fianco. Volevano facessi l’altra curva.
“Dai, oh, facciamo un mega ferro di cavallo”
E urlano. Mirko ha in mano i gettoni per le giostre, sta invitando metà classe, suo papà è il padrone della casa degli specchi.
L’anno scorso ho accettato l’invito solo per gentilezza, dopo due minuti non riuscivo a uscire dal labirinto e mi è preso un attacco di panico, sono dovuti venire i fratelli di Mirko a portarmi fuori.
Davanti, le femmine parlottano, vogliono organizzare una festa domani pomeriggio, i genitori di Sara sono fuori fino alle 21:00 e le lasciano casa libera. Poi ci sono Barbara e Lucia che si scambiano dediche sul diario:

Ad Alassio finalmente vedrai il tuo amore,
ma pensa un po’ anche a me,
mi mancherai tanto TVTTTRB.
xxx B.

Il tuo telefono brucia a furia di sentire i tuoi amici della montagna, ora starai con loro tre mesi, ma non dimenticare la tua BEST FRIEND!
LoveLoveLove L.

…è meglio se guardo fuori, cosa ci trovano tutti in questa estate?
È un giorno come molti altri, di certo non migliore. L’estate è una rottura di palle: andatevi voi da zia Rinaldin a Ayddius, sui Pirenei. Per carità, posto meraviglioso, ma i suoi centodue abitanti non sono molto aperti alle chiacchere. E mia zia è un’adorabile signora sulla cinquantina, mi ama alla follia, si prende cura di me, e gestisce una fattoria di riccastri che a luglio e agosto preferiscono navigare per l’Oceano Atlantico, poveri. Così io e lei viviamo lì, a casa di questi, ci occupiamo degli animali, nelle piante, dell’orto, delle pulizie, ma zia non fa altro. Lei si frigge il cervello con telenovelas e soap opera della peggior specie. Vi dico solo che alle mie domande sulla natura, sugli animali della zona, zia Rinaldin risponde con le frasi dei suoi personaggi preferiti. Di notte la sento parlottare tra sé, penso si trascriva i copioni delle puntate, tanto li conosce a memoria.
Del resto per i miei genitori l’estate vuol dire lavoro. Papà e mamma sono giornalisti nel campo della musica e viaggiano molto per seguire le tournée degli artisti più in voga.
Non arriverei mai a dire che la scuola mi piace, spesso mi serve. I professori mi richiamano di continuo, “Pier, guarda che la lezione è qui, non sulle nuvole”, ma in parte io li sto ascoltando, diciamo che è come se facessi pulizia, alcune cose mi interessano, altre no. Ascolto l’essenziale, prendo spunto per le mie ricerche a casa. Lo faccio a mio modo, ma mi fa felice stare qui, anche con i miei compagni, e mi fa paura pensare di non averli intorno per i prossimi due mesi. Loro sembrano così contenti…
Ed ecco che arriva la mia salvatrice: Emma Bonfanti, la migliore professoressa di storia e geografia in circolazione, preparatissima, e le bastano due sguardi per sedare gli animi. Ora tutti hanno gli occhi su di lei, ha in mano il registro, lo apre e tira fuori un foglio.
– Ragazzi, il compito che vi affiderò in queste vacanze è davvero speciale, state bene attenti. –
Tutti piombano sulla sedia, il sogno di un’estate allo sbaraglio sembra evaporato. Io porto i piedi sotto il sedere per avvicinarmi e sentire meglio.
– Il Ministero dell’Istruzione e il Comune di Milano – continua la Bonfanti- ha indetto un concorso per le scuole medie di tutta la città al fine di incoraggiare i giovani a coltivare uno spirito avventuriero e curioso. Vogliono farvi andare in giro per il mondo!-
Mi guardo intorno, le bocche sono spalancate. Qualcuno è scoppiato in lacrime, convinto di venire diviso a breve dalla famiglia. Altri sembrano aspettare più spiegazioni, non sono certi di aver afferrato. In me qualcosa rinasce. Mi frizza lo stomaco e faccio un piccolo ghigno. Non credo di avere capito nemmeno io cosa stia succedendo esattamente, ma ho voglia di gelato, un cono enorme!
La professoressa si aggiusta gli occhiali e comincia a leggere il comunicato arrivato dalla presidenza.
– Per accedere al concorso, gli studenti dovranno svolgere una prova scritta a tema Il Mondo a mia immagine e somiglianza. I criteri di valutazione verteranno su: capacità espositive, attinenza al tema proposto, motivazione e curiosità circa la conoscenza e l’esplorazione del pianeta in ogni sua forma e abitante. L’opportunità è aperta a tutti gli alunni iscritti al triennio, senza distinzioni di razza, età o genere, e come tale ogni scolaro deve considerarsi libero di partecipare o astenersi.- tanti sospiri di sollievo si sollevano in aria – Solamente chi desidera aderire, deve consegnare l’elaborato e i documenti riportati in allegato al comunicato entro, e non oltre, il 17 Agosto anno corrente. Saranno di conseguenza selezionati i cinque temi migliori tra tutte le scuole aderenti. Premio in palio: un’unica e indimenticabile occasione per i giovani scrittori di avventurarsi, con una squadra di esploratori esperti, all’interno dei parchi naturali dell’Argentina!-
Dopo il comunicato c’è una lunga parte sulle questioni pratiche, consensi e regole operative del progetto, ma la Bonfanti preferisce non leggere oltre. “Lo farete insieme alle famiglie” dice, e consegna un plico a testa.
– Tengo a precisare, ragazzi, che il tema dovrete farlo in ogni caso, sia decidiate per il sì che per il no. Quindi datevi da fare!-

Ora forse sono io lo scemo. Nel concerto sono con il coro, mica si accorgono se faccio finta, gli altri compiti me li darà Alberto e la pagella non mi riserva alcuna sorpresa. Prendo un foglio dal raccoglitore, comincio a disegnare. Faccio così quando mi danno un lavoro: un po’ di schizzi, mi sfogo e piano piano qualcosa prende forma.

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