Elfo Puccini aprile 2016: Rosso

Pubblicato il Pubblicato in Teatro

Cosa vedi?
Rosso
La battuta posta così a inizio spettacolo fa scappare una risatina al pubblico. Ma gli spettatori non osano più nemmeno sorridere quando, al termine della pièce, il botta-risposta si ripete:
Cosa vedi?
Rosso
Silenzio.
Quanto è accaduto in mezzo, ciò che ha spento l’imbarazzata risata è “Rosso”, in scena al teatro Elfo Puccini di Milano fino al 17 aprile dopo il grande successo che già ebbe nella stagione 2012-13. L’eccellente e attenta regia di Francesco Frongia porta sul palco un duello serrato, che definire biografia di Mark Rothko sarebbe come minimo riduttivo e ingannevole, tra il pittore e un suo dipendente-allievo.
L’artista statunitense, interpretato con rara energia da Ferdinando Bruni, è un eremita al limite tra estasi divina e follia che vive rinchiuso nella propria grotta santa, un bunker dove nemmeno la luce naturale filtra. Ma qualcosa rompe questo equilibrio: l’arrivo di Ken, giovane pittore che dal maestro vuole imparare, scombina quel mondo anacoretico e lo pone, forzatamente, a fronteggiare la vita.
Bruni riesce a rendere tutte le sfumature di un uomo complesso, intimamente dilaniato e, in fondo, profondamente solo: Rothko in scena pontifica, teorizza, si arrabbia, urla “cazzo” ogni tre parole, crea, si spaventa, si interroga. Ken ascolta. Parla poco, pochissimo, all’inizio e in questo silenzio forse Rothko sperimenta per la prima volta una sorta di comunanza, se non di amicizia.
La scena spoglia, bianca come un obitorio alle luci al neon, si trasforma in uno studio vivo, in presa diretta, grazie alle luci precise di Nando Frigerio, che cura un allestimento semplicissimo come un abito che il sarto cuce su misura per il corpo del cliente. Le grandi tele dipinte dominano la scena e non sono solo sfondi: si muovono, vivono e interagiscono con gli attori.
Del resto “Rosso” è anche la storia della commissione a Rothko dei dipinti murali per un ristorante di lusso di New York. Ed è la storia di un immenso, ciclico, eterno complesso edipico: i figli vogliono uccidere i padri e devono farlo, pontifica Rothko all’inizio, così è successo con Picasso e il cubismo, così con Pollock. Ma non si rende conto, mentre pronuncia queste parole, che lì accanto già siede l’Edipo a lui destinato: Ken è orfano, alla ricerca di un padre artistico e umano, è l’unico essere umano con cui, alla fine, Rothko avrà un vero contatto.
Lo spettacolo scorre rapido, dominato visivamente dal bianco delle pareti e dal rosso della creazione artistica, mentre nell’aria aleggia la presenza di quel nero tanto temuto dal pittore, simbolo della morte e dell’oblio, perché il vero dramma della vita è scomparire vivendo ancora. Il testo di John Logan -celebre nel cinema per sceneggiature come “Hugo Cabret” o “Il gladiatore”- non stanca mai lo spettatore che segue teso una storia che di narrativo non ha nulla; copione che certo è un materiale primo di finissima qualità che la produzione dell’Elfo non fa che trasformare in un prodotto finito eccellente, anche se gioverebbe alla pièce rivitalizzare i cambi scena.
“Rosso” dunque è la storia di un artista, sì, ma soprattutto di un uomo che ha paura, che vive con le sue ansie e le sue frustrazioni, che si costruisce una corazza di supponenza per non affrontare il mondo. Dietro al pittore si cela però l’uomo comune, sperduto nella massa dell’età contemporanea, che interroga di continuo lo spettatore.
Alla fine il complesso edipico si risolve: non sarà il figlio a uccidere il padre, ma il padre a suicidarsi per il figlio. “Sei licenziato”, dice Rothko a Ken. Sei affrancato, schiavo libero, rondinotto che deve ora spiccare il volo fuori dal nido. E mentre Ken si avvia verso la sua vita, perché ormai è giunto il momento in cui i figli diventeranno padri, il maestro rimane solo in quello studio che sembra un sommergibile chiuso nei confronti dell’esterno.
Che cosa vedi?” capovolge la domanda Ken rivolgendola a Rothko. Ma non si tratta più solo di tele e colori.
Che cosa vedi, spettatore?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

WordPress spam blocked by CleanTalk.