A spasso con alcuni cani della letteratura

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Il rapporto con i nostri fedeli amici a quattro zampe si è nel tempo evoluto e consolidato; abbiamo infatti testimonianze di questo forte legame in molti testi letterari, dove la figura del cane gioca un ruolo più o meno importante.

Il cane che per la prima volta comparve in un’opera della letteratura occidentale fu il cane di Ulisse, Argo. La vicenda viene narrata nell’Odissea: il giovanissimo Ulisse non capiva il rapporto che le altre persone instauravano con i cani, li temeva addirittura. Nel momento però in cui vide il piccolo Argo qualcosa in lui si accese. La piccola creatura tremava di fronte al grande eroe e Ulisse si rese conto che un non so che era cambiato in lui: il mondo pareva diverso, più bello. Da quel giorno Ulisse e Argo divennero inseparabili: l’eroe greco condivideva con Argo i suoi pensieri profondi: le sue speranze, i suoi desideri e le sue paure. E quando si partì alla guerra Ulisse lasciò Argo con Penelope. Ogni giorno, prima dell’alba, il fedele Argo usciva dal cortile della reggia e andava svelto alla Punta del Mattino, da dove aveva visto partire il suo padrone. Restava sotto l’olivo fino al tramonto, poi rassegnato tornava a casa. Trascorsero venti anni e ogni giorno Argo aveva fatto la stessa strada in attesa che il suo amato padrone tornasse da lui; e proprio quando aveva perso tutte le speranze Ulisse tornò dal lungo viaggio. Ulisse però non doveva farsi riconoscere, quindi gettò le sue vesti e si finse un mendicante straniero. Mentre si stava dirigendo verso la reggia vide un vecchio mucchietto di pelo e subito lo riconobbe, era Argo. Il vecchio cane, davanti al suo padrone, cominciò a muovere la coda dopo anni che non lo faceva; scodinzolare era tuttavia faticoso e l’immensa gioia nel vedere Ulisse gli fu fatale. Il nostro eroe comprese, ma dovette trattenere le lacrime per paura di essere scoperto.
Argo aprì così le porte a molti altri protagonisti scodinzolanti. Come dimenticare Il richiamo della foresta e Zanna bianca di Jack London; e anche Jip, il cane della prima moglie di David Copperfield, Dora, specchio della personalità della sua padrona.

Ci sono poi in particolare due opere sulle quali vale la pena porre l’attenzione: “Le memorie di un pazzo”, racconto contenuto nei Racconti di Pietroburgo di Gogol’ e Flush, vita di un cane di Virginia Woolf.
Le memorie di un pazzo è il racconto di un mondo capovolto: il diario di Aksentij Ivanovič Popriščin, consigliere titolare che si lamenta del suo direttore che sta spesso a casa a trastullarsi negli agi della sua vita lussuosa. La figlia del capo tuttavia attira le sue attenzioni, dimostrandosi diversa dal genitore. Il nostro narratore è a conoscenza delle vicende private del direttore grazie alle lettere che Meggy, la cagnolina di questo (sì, avete letto bene), scrive alla sua corrispondente e amica Fidele. Un giorno mentre Aksentij passeggia vede la cagnolina del suo capo e improvvisamente si ritrovava capace di udire questa parlare con la cagnetta che aveva di fronte. Il protagonista confessa d’essersi molto stupito di sentirla parlare nella lingua degli uomini e lo colpisce ancora di più lo scoprire che i due animali intrattengono una corrispondenza. Continuando a spiare la conversazione si rende conto che entrare in possesso delle lettere costituisce il mezzo perfetto per venire a conoscenza di qualche dettaglio sulla fanciulla che tanto desidera. Dopo aver messo le mani su una delle lettere il narratore si meraviglia. La scrittura è abbastanza chiara, anche se presenta qualcosa di canino: “la lettera è scritta molto correttamente. La punteggiatura e persino le «acca» sono sempre al loro posto. Così, davvero, non scrive nemmeno il nostro caposezione, benché racconti che chissà dove ha studiato all’università.” Il racconto è molto divertente e satirico, ed è da intenderci come un preludio all’idea che poi verrà sfruttata da Virginia Woolf in Flush, vita di un cane.

Flush è il cane di Elizabeth Barrett Browning, scrittrice che visse tra romanticismo e vittorianesimo nell’Inghilterra dell’ottocento. La sua figura interessò particolarmente la Woolf in quanto in lei vide un faro, una luce nel buio dell’epoca vittoriana. Mrs Browning venne tuttavia posta al margine durante la sua carriera di scrittrice e questo non fece altro che aumentare la stima che la Woolf nutriva nei suoi confronti, tanto che in The Common Reader ci dice: “Ma il fato non è stato gentile con Mrs. Browning come scrittrice. Nessuno la legge, nessuno ne discute, a nessuno interessa metterà al posto che le spetta.” Così Virginia decise di scrivere una biografia dell’autrice, e lo fece però partendo da un punto di vista differente: quello del cane, di Flush. L’idea le venne leggendo la corrispondenza tra Mrs Browning e suo marito Robert, in cui si parla dell’animale da compagnia. Divertita dalla figura di Flush, Virginia non poté che dargli nuova vita. La biografia non è solamente il racconto di vicende quotidiane di Elizabeth, ma anche una satira punzecchiante della vita durante l’epoca vittoriana, e basta citarne un passo: ”peggio di qualsiasi buffonata era per Flush l’espressione che assumeva il volto della signora Browning quando fissava fuori dalla finestra come se vedesse qualcosa di meraviglioso là dove non c’era proprio nulla da vedere”.
Flush è un cocker, nasce in una casa di campagna di proprietà di Miss Mary Mitford, amica della sua futura padrona, e trascorre le sue prime settimane di vita godendo delle gioie delle campagne inglesi. Flush viene poi donato a Miss Barrett nella speranza che il cagnolino le faccia compagnia e rallegri le sue giornate, perché la poveretta è infatti costretta a rimanere in casa da una malattia. Flush passa dalle verdi campagne al cupo salotto di Elizabeth e in un primo momento ne rimane contrariato, ma non tarda ad affezionarsi alla sua nuova padrona. Il punto di svolta avviene quando, tra le tante lettere della sua padrona, Flush nota la lettera di un giovane uomo, Robert Browning: la cosa lo insospettisce, il suo istinto gli dice che quella lettera non è come le altre. Dopo un intenso scambio di lettere, infatti, Mr Browning viene a fare visita a Elizabeth e dopo questa prima visita ne seguono altre. Flush inizia a covare una profonda gelosia nei confronti del giovane uomo che dà tante attenzioni alla sua cara padrona, tanto che un bel giorno decide di morderlo.
Robert allora si rende conto di dover entrare nelle grazie del cagnolino e in fine ci riesce, iniziando a farsi strada nella vita della scrittrice e del suo amico fedele.

Ancora una volta la presenza di una corrispondenza risulta di fondamentale importanza: le vere lettere di Mrs e Mr Browning, infatti, vennero inserite in una raccolta a loro interamente dedicata – The love-letters of Robert Browning and Elizabeth Barrett.
Flush, vita di un cane divenne subito un best seller, anche se la cosa non piacque molto a Mrs Woolf in quanto temeva non sarebbe stato compreso o addirittura banalizzato. Ma il punto è un altro: perché Virginia Woolf ha eletto proprio un cane a narratore delle vicende? Tra tutti i punti di vista a cui erano abituati i suoi lettori questo è sicuramente il più interessante, almeno per noi. La risposta ci viene data dalla scrittrice stessa: “… dirai che sono sentimentale, forse – ma un cane in un certo senso rappresenta il lato privato della vita – il lato giocoso”.

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