Lughnasadh

Pubblicato il Pubblicato in Letteratura, Poesia

I

Ti porterò in un bosco
dove cresce lo stramonio.

Una vecchia vestita di foglie
me ne ha parlato:
“portala con te
all’altare di corteccia.
Ricordo sorrisi
Giorni infiniti
di mani intrecciate
e lillà”

Stretti nell’edera
il tuo sangue sussurra:
“liberami”

Io e te,
io ho te.
Lucciole per candele
Spettri di ragni
che tessono ansia nei crani.

Amica,

non tremare
lei ha risposto.
Il bosco ci chiama.

Il salice urla!
Hai sentito?
Canta di noi.

Anima vergine,
verserò piogge acide sul tuo seno
con respiri di fuoco ti asciugherò.

Ricuciamo i confini della carne,
perché i due tornino uno.

Io ti sento
Lei ci ascolta
Io ti sento
Lei ci ama
Io ti sento
E il bosco acconsente.

Figlia, sposa, madre:
siamo maschere millenarie
ritagliate nel respiro di una vita.

Eravamo già noi
prima di nascere;
eravamo già tutto
perché noi siamo niente.

Io ho te,
la Luna domina
il bosco obbedisce.

Vieni ora
che il Sole si è impiccato
al ramo più basso.

Io ho te
(ascoltami)
siamo già morti
(guidami)
corteccia e petali
(liberami)

La porta è aperta:
entrate.
Perché i Due tornino Uno.

II

Io e te
stanotte
eravamo parole
e ora siamo Silenzio.

Opera al nero
Ofelia è scivolata:
dove sei?

Mai più intero
e il salice piange.

Lei:
promessa all’abisso
battesimo di sangue.
Lei.

La porta è chiusa,
scappa Amleto!

III

Regina di maggio,
ho visto il tuo piacere danzare,
galleggiare tra le stelle.

Sono dipinto di te,
questa tua crisalide vuota
mi offende.

Anima nuova,

vola via,
infrangi anche l’ultima catena
ora che nuove corna
mi tormentano la fronte;
ora che colpe antiche
consumano i miei giorni.

Il salice tace,
la Luna risponde?

Ho incendiato un bosco
dove marcisce lo stramonio
solo noi e l’aurora.

Io non ci sono,
tu non ci sei,
e il salice è in fiamme.

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