Amore di mamma

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«Ah!» sospirò Maria, sbuffando e lasciandosi cadere pesantemente su una sedia della pasticceria Rosini.
«La testimone della sposa, di ritorno dai preparativi! Qualcosa da bere, Maria cara?» cinguettò Valeria, senza notare l’atteggiamento drammatico di Maria. Anna, invece, non se lo perse:
«Ma Maria, sei distrutta! Poverina, quanta fatica per questo matrimonio! Abbiamo saputo che Nina non indosserà più l’abito comprato in atelier, è vero? Dicono che indosserà quello della madre, è così? Eh?»
Maria voltò di scatto la testa verso Anna, fissandola nei suoi grandi occhi ingenui. Dio, la domanda giusta! Maria accennò a un mezzo sorriso, ma non riuscì a controllarsi: scoppiò a ridere fragorosamente, in modo quasi incontrollabile. Sotto lo sguardo stupito e vagamente scioccato delle amiche, si sistemò meglio sulla sedia, continuando a ridacchiare e asciugandosi le lacrime agli occhi.
«Volete sapere se indosserà l’abito della madre? Sì, lo farà» rispose, cercando di reprimere la risata. Valeria e Anna si scambiarono un rapido sguardo: l’una con la solita espressione vuota, l’altra colma di palpitante curiosità.
«M-ma… ma perché? Era un bell’abito, ho sentito dire… E poi cosa c’è da ridere?» chiese infine Anna, senza capire. Maria le scoccò un’altra occhiata, questa volta sprezzante. “Che oca”, pensò. “Nessuno ci è ancora arrivato, quindi”.
«Io e Nina ci conosciamo fin da bambine» cominciò, «non vorrei mai parlare dei fatti suoi alle sue spalle». Un altro sguardo ad Anna, malizioso, e poi anche a Valeria, invitante.
«Ma cara, siamo tutte sue amiche! Nessuno qui vuole spettegolare, lo sai come sono fatta! Se è successo qualcosa che non sappiamo, lo chiediamo solo per il bene di Nina, ovviamente!»
«Ovviamente» convenne Maria, sorridendo malignamente. «So bene che di voi posso fidarmi. Ma sapete, sono la sua migliore amica: devo essere riservata su ciò che la riguarda. Eppure stavolta,» sospirò, accompagnando le parole scuotendo la testa in modo sconsolato «stavolta non so proprio che fare. Non so davvero come fare, ragazze. Vorrei solo poterla aiutare, ma come. Come?»
«Su, parla e vediamo che si può fare, no? Avanti Maria, mi sto preoccupando tanto!»
“Che santa crocerossina”, pensò Maria. “Eppure una che si preoccupa tanto degli altri dovrebbe avere un occhio allenato, dovrebbe averle notate certe cose. Invece no, buona solo a starnazzare! Dio, che tristezza.” Poi riprese:
«Parlare? Non si può parlare di una cosa del genere, è terribile, disgustoso! Povera Nina, poverina! Circondata da serpi, se solo sapesse! Ma come posso dirglielo? Io, che le voglio bene più di chiunque! Si ama sempre l’uomo sbagliato, questo è!»
«Oh mio Dio! Luca? Ma cosa può aver fatto? E’ un ragazzo d’oro!»
«Già, e l’oro piace a tutte le donne, non solo alla sua fidanzata. La madre di Nina si è sposata con la sua catenina d’oro preferita, con un pendente in smeraldo, una meraviglia; pare che la indosserà anche sua figlia nel grande giorno»
«Ma che c’entra l’oro, Maria? Che dici?»
«Dico che la madre di Nina ha un certo buon gusto per i gioielli: si è già presa anche quello della figlia! Un ragazzo d’oro davvero, no?» concluse Maria, godendosi le facce impallidite e sconvolte delle amiche. Proseguì:
«Io adoro Nina. Non volevo essere io a scoprirlo, ma le ho portato a casa i fiori di prova per il bouquet credendo che non ci fosse nessuno. Così mi aveva detto lei quando mi ha dato le chiavi, almeno. Invece quello che ho sentito e intravisto era piuttosto chiaro, credetemi. Ho fatto appena in tempo ad andarmene prima che si accorgessero di me, sennò sarebbe stato anche peggio. Che schifo! Mi raccomando ragazze, che rimanga tra noi! Il matrimonio ormai è alle porte, non voglio che si dica che è sfumato per colpa mia. Chiaro?»
«Oh cielo! Sì certo Maria, certamente… povera Nina, oh mio Dio!»
«Eh? Oh sì sì, non diremo nulla» aggiunse Valeria, ridestandosi dal suo perenne intontimento. Maria non poté fare a meno di chiedersi, dentro di sé, se Valeria avesse effettivamente capito di ciò di cui si era appena parlato.
«Confido soprattutto in te, Valeria» la schernì velenosamente, ottenendo in risposta un gran sorriso ebete.

“Assurdo” pensa Marco tra sé e sé, tirando un calcio a un sassolino vicino al suo piede destro. Poi cammina lentamente avanti e indietro, senza rendersi conto di muoversi. “Veramente assurdo. Non ci credo, no, non è possibile. Non lui, cazzo!” Eppure ancora non ci crede. Non è il solito pettegolezzo di paese, il solito pane per megere spione e chiacchierone. No, questa è davvero dura da digerire. Soprattutto perché si tratta di Luca e Marco ha sempre pensato di conoscere il suo amico; pensava che il tempo passato dai salti nelle pozzanghere da bambini all’addio al celibato fosse stato più che sufficiente per conoscersi. Pensava di conoscere anche Nina, avendoli visti mettersi insieme e crescere giorno dopo giorno, anno dopo anno. Il suo timido e bravo amico con la timida e brava ragazza. Fatti l’uno per l’altra, tutto liscio come l’olio. Marco perfetto nel ruolo di testimone, nella vita così come nel giorno fatidico.
Ma evidentemente non era stato affatto un buon testimone: qualcosa gli era sfuggito, qualcosa di grosso e incredibile. Solo oggi ha aperto gli occhi, solo oggi è stato davvero un testimone e di una scena da commedia, anzi più di una tragedia. E chi si dimenticherebbe di aver assistito a una scena del genere?
Eccola, quasi la sente ancora!
La marcia nuziale. Lo sposo, i testimoni, tutti i presenti si girano verso le porte della chiesa. La figura della sposa, al braccio di suo padre, si staglia contro la luce del sole. Nina procede lentamente, radiosa e con gli occhi piantati in quelli dello sposo, che ricambia lo sguardo torcendosi le mani nervosamente. Dietro di lui don Luigi sorride bonariamente; strizza persino l’occhio allo sposo quando questo si gira a guardarlo incerto cercando forse una sorta di approvazione. Incontra poi il suo sguardo, quello di Marco; un’occhiata complice e Luca sembra più calmo.
«Splendida!»
«Con quell’abito è uguale a sua madre! Incredibile!»
«Hai visto la collana? Anche quella è della madre, vero?»
«Che tesoro!»
Nina si volta a rispondere con uno sguardo benevolo a ogni commento che sente, finché non arriva all’altare. Affida il bouquet a Maria, migliore amica e testimone. Per Marco è sempre stato difficile trattenersi dal dire a Nina quanto la sua amica fosse velenosa e pettegola. Sperava forse che se ne accorgesse da sola, prima o poi. La sposa si volta verso lo sposo. Luca le solleva il velo, tremante, sorridendole e cercando di sembrare tranquillo. Ma è Nina a dargli tranquillità: non è mai stata più serena, più bella anche. Timida e silenziosa come al solito, ma oggi anche solenne. La cerimonia procede, e poi Luca può finalmente dire chiaramente «Sì, lo voglio.»
«E vuoi tu prendere come tuo legittimo sposo il qui presente Luca Vili, per amarlo, onorarlo e rispettarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi ?»
Nina guarda il suo Luca, poi suo padre, sua madre. La sua più vecchia amica è Maria, ma Nina non si fida di nessuno come di sua madre. Ogni momento della sua vita è servito a questo giorno, ad essere finalmente bella e fiera come lei. Tutti sanno questo. Una giovane, virtuosa e splendida moglie, la perla di un piccolo paesino, ammirata da tutti per la sua impeccabilità. Non si era mai sentita alla sua altezza, ma oggi si sente anche migliore probabilmente. E’ lei quindi che deve guardare. Rivolge a tutti il più splendente dei sorrisi, e fiera risponde: «No.»
Un silenzio gelido cala sulla chiesetta. I sorrisi rimangono impietriti sulle facce. Altri si piegano in smorfie incredule o imbarazzate. Luca impallidisce all’improvviso, guardando la sposa come se non la riconoscesse più. Trema, ma non osa proferire parola. Quando lei ricambia il suo sguardo, non regge e si guarda i piedi, incapace di reagire. Non guarda nemmeno verso Marco. Corre poi un brusio tra i banchi, finché don Luigi riprende: «Scusa cara, ho detto: vuoi tu prendere come tuo legit…»
«E io ho detto di no.»
Don Luigi la guarda a bocca aperta, cerca con lo sguardo spiegazioni da Maria, da Marco, da Luca, il quale continua a guardare nel vuoto, paralizzato.
«Ma che dici figliola? Non capisco, davvero, non capisco!»
Il brusio cresce stizzito, non tanto per la risposta di lei ma piuttosto per la voglia di saperne il perché.
«Oh, lo chieda allo sposo, e a quella puttana» risponde tranquillamente Nina, indicando la madre. Quest’ultima non regge lo sguardo della figlia e trasale agli scoppi di voci tra la gente. Non riesce nemmeno a difendersi dall’insulto e, se anche abbia pensato di provarci, Nina non le dà il tempo. La sposa infatti strappa il bouquet dalle mani di Maria, la quale è per la prima volta senza parole, e lo lancia a sua madre. La guarda diventare rossa di vergogna, o forse più di imbarazzo, cosparsa di petali di rose, margherite e gelsomini. Guarda poi anche Maria con un ghigno sinistro, facendola rabbrividire. Marco ricorda di aver provato una certa soddisfazione a quel gesto, nonostante il principale senso di confusione. Sì, ha ammirato Nina, vedendola infine voltare le spalle a lui, a loro, a tutti. Lasciandosi il caos alle spalle, Nina va lentamente verso la porta, giocherellando con le dita con quella preziosa catenina d’oro.

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