Carnival Row: la critica sociale come l’avevate già vista

Pubblicato il Pubblicato in Cinema e Serie Tv

Amazon Prime Video non ha nemmeno spiegato le ali, che la sua estetica di toni iper-saturati e riduzionismo cromatico ha già stancato. Come hanno ormai smesso di stupire gli effetti di digital grafica talmente avanzati da far sembrare videogioco la più innocua delle riprese dal vivo. Le nostre fiabe turbo-moderne hanno raggiunto livelli di allucinazione visiva che la generazione-LSD avrebbe fatto fatica a pronosticare; e, allo stesso modo, il reverendo Tolkien (pace all’anima sua) non si sarebbe mai prospettato iniziatore del fantasy come sogno ossessivo di massa.

Perciò, quando lasciamo che il primo episodio di Carnival Row – serie originale Amazon Prime Video, distribuita sulla piattaforma lo scorso agosto – inondi lo schermo che abbiamo di fronte, nulla ci sorprende. Le coordinate di un mondo frammentato in Regni e abitato da diverse razze in lotta tra loro risulta familiare. Abbiamo la sensazione di conoscere le proibite vie di piacere e i ghetti sociali che si susseguono sullo schermo, come se le avessimo frequentati in prima persona. Forse, per essere solamente il prodotto della nostra stanca fantasia, sono persino troppo familiari.

Ben presto quella strana sensazione alla bocca dello stomaco si fa più chiara, e capiamo di stare assistendo a ben più che uno stufo esercizio di retorica. La crime story che vede protagonisti l’ispettore di polizia (umano) Rycroft Philostrate e la fata guerriera del defunto regno di Tirnanoc Vignette – interpretati rispettivamente da Orlando Bloom e Cara Delevingne -, si sviluppano infatti su uno sfondo di guerra, soprusi, e odio reciproco. Un mondo dove gli umani hanno colonizzato le razze tecnicamente meno evolute (ma dotate di poteri sovrannaturali o di inaudite configurazioni fisiche) costringendole a svolgere le mansioni più meschine al fine di sostentare il proprio stile di vita. Dove le città sono disordinati ghetti sociali, e dove la migrazione verso illusorie mete per un futuro migliore è il leitmotiv di molte, troppe vite quotidiane.

Insomma, è ormai chiaro che la serie creata da René Echevarria e Travis Beacham lascia da parte il velo della metafora per dedicarsi a una fedele, si direbbe a specchio, riproduzione del reale. L’oscuro universo della narrazione diventa così un correlato di tutto il mondo occidentale; e Carnival Row (“via del Carnevale”, ma anche “delle stranezze”, e del “divertimento”), rifugio obbligato delle razze non umane, dà finalmente corpo al clima di segregazione e codardo perbenismo che serpeggia per le lingue ogni volta che si parla di accoglienza, migranti, diversità.

La messa in fiction del reale non è però la sola cosa che attizza la memoria. Carnival Row è pur sempre il prodotto di un’emittente streaming di massa, e, come tale, mainstream deve pur essere. La serie, in summa, non ha una virgola d’originalità, limitandosi a essere un collage ben congegnato di topoi letterari e facili emozioni escapiste. Dalla Bella che si innamora della Bestia, alla coppia di famiglie rivali riunite da impensabili legami stretti dai figli, passando per un astuto crogiuolo di mire di potere edipico-macbethiane. Tutto quello che avete già visto, tutto quello che avete sempre visto, lo ritroverete passo passo nella visione di Carnival Row.

Il che, miracolosamente, se si tratta di consumare avidamente il tutto, non è un male. Perché se pure non possiamo fare a meno di ritrovare il set de L’Alienista (serie tv uscita nel 2018) ogni volta che visitiamo la Row, allo stesso tempo la serie riesce a costruire un discorso corale e ben organizzato, scampando così alla facile trappola dell’affidarsi eccessivamente tanto alle monnalisesche sopracciglia di Cara Delevingne quanto al suadente, piratesco tono della voce di Orlando Bloom. Dev’essere questo, suppergiù, il sapore dell’ideologia. Dov’essere per questo che Carnival Row ci fa sentire irrimediabilmente bene: l’abbiamo capita, ne abbiamo condiviso il messaggio. Siamo delle brave persone. Possiamo tornare su YouTube a guardare video di gattini americani che mangiano croccantini made in Indonesia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

WordPress spam blocked by CleanTalk.