Riscrivere Mersault da destra a sinistra: Camus e Daoud

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“Aujourd’hui, maman est morte” (“oggi la mamma è morta”) è forse una delle frasi più famose della letteratura francese: l’incipit dello Straniero di Albert Camus. Un altro romanzo, uscito in Algeria nel 2013, si apre con la frase “Aujourd’hui, M’ma est encore vivante”, “oggi mamma è ancora viva”. Si tratta del Caso Mersault di Kamel Daoud, uscito in Italia per Bompiani, un libro che si presenta come una riscrittura dello Straniero.

Lo Straniero di Albert Camus, pubblicato per la prima volta nel 1942, racconta la storia di Mersault, un francese che vive nell’Algeria pre-indipendenza e che incontriamo al momento della morte della madre. Mersault, immerso nell’atmosfera di un’Algeri languida e sopraffatta dal calore, deve fare i conti con l’assurdità dell’esistenza; la morte della madre lo lascia indifferente, la dichiarazione d’amore di Marie gli sembra incomprensibile e, un mezzogiorno, sotto il sole allo zenit, l’uomo spara a un arabe. Questo gesto inspiegato e inspiegabile è il culmine dell’insensatezza della vita come Mersault la percepisce: nessun gesto e nessun evento è abbastanza forte da avere significato, da lasciare un segno. Il resto del romanzo racconta l’inchiesta contro Mersault, che da un processo sull’omicidio che ha commesso si trasforma in un processo alla sua mancata sensibilità alla morte della madre.

Kamel Daoud è uno scrittore e giornalista algerino che nel 2015 ha ricevuto il premio Goncourt per il primo romanzo con Il Caso Mersault. Il titolo originale del libro è “Mersault. Contre-Enquête”, che letteralmente significa “Mersault. Contro-inchiesta”. La scelta della parola contre-enquête dice già molto sulle intenzioni del romanzo di Daoud: questa “contro-inchiesta” si presenta come continuazione logica e diretta della prima, quella del libro di Camus. L’incipit poi, calcato direttamente su quello dello Straniero, pone apertamente il romanzo sotto il segno di Camus, con una formula che è allo stesso tempo una citazione diretta e opposta delle parole dello scrittore, suggerendo così che il romanzo sarà in qualche modo parallelo ma diverso dal primo. Il narratore del Caso Mersault, in effetti, dichiara di voler ri-raccontare la storia dello Straniero, ma questa volta da un altro punto di vista: quello dell’arabe tué (l’arabo ucciso), suo fratello. Quella che però inizia come la storia di Moussa, ucciso sulla spiaggia da Mersault, diventa la storia del narratore stesso, che si rivela curiosamente simile al protagonista del romanzo di Camus. Anche il narratore del libro di Daoud  si scontra con la sua dose di insensatezza del mondo: prova un amore incomunicabile per Meriem – che guarda caso è la trascrizione araba di Marie – , si muove nella stessa Algeri ovattata e indolente di Mersault e finisce anch’egli sotto inchiesta per aver ucciso, senza apparente motivo, un francese, nei giorni successivi alla guerra di indipendenza algerina.

Il personaggio e la storia di Mersault, usciti negli anni Quaranta dalla penna di Camus, hanno segnato per decenni – anche grazie alla loro modernità – l’immaginario letterario del mondo francofono. Il caso Mersault è quindi, innanzitutto, un omaggio degli anni Duemila all’opera di Camus. Per chi già conosce Lo Straniero, leggere il libro di Daoud è un’esperienza interessante: lo scrittore ha incastonato qua e là nella sua prosa delle frasi, o degli interi passaggi, del romanzo di Camus. Queste, segnalate dal corsivo, si intrecciano alla voce dell’algerino, creando una camera d’echi letterari che non può che affascinare.

Allo stesso tempo, Il caso Mersault racconta “qualcos’altro”, come ha dichiarato Daoud in un’intervista e come suggerisce il suo narratore nel corso del romanzo: “non si tratterà di una contro-inchiesta sul caso del tuo Mersault, ma di qualcos’altro, qualcosa di più intimo”. E cosa allora racconta il romanzo? Sicuramente è un modo per raccontare un momento delicato della storia dell’Algeria, la sua indipendenza, e senz’altro è l’occasione per riflettere sui meccanismi della resistenza, sulla giustizia, sulle relazioni tra francais e arabes prima e dopo il conflitto. Questo aggiunge senz’altro all’interesse del romanzo, che ci apre le porte su un universo forse poco conosciuto e allo stesso tempo affronta delle domande che toccano anche la nostra storia e i nostri paesi: pensiamo ad esempio alla riflessione sulla giustizia e sulla differenza, di pochi giorni, tra un’uccisione di un uomo “per la patria”, durante la liberazione, e un crimine, come quello del narratore. Il narratore di Daoud, infatti, finisce in carcere per aver ucciso un colono francese e, a lui che non aveva combattuto nella resistenza algerina, viene rinfacciato dalla polizia che se solo avesse ucciso quello stesso francese qualche giorno prima, quando il conflitto era ancora in corso, sarebbe stato un eroe, e non un assassino.

Ancora più forte però è il desiderio, da parte di Daoud, di riflettere sulla propria doppia eredità culturale, araba e francese, legata necessariamente alla storia dell’Algeria. Il narratore del Caso Mersault affronta il problema del sentirsi parte di due culture, del non saper e non poter sceglierne solo una: figlio di “M’ma” e doppio di Meursault, si ritrova a specchiarsi in entrambi i mondi che questi due personaggi rappresentano. Questo nodo centrale del romanzo si riflette fin nella lingua usata da Daoud, cosa che rende il Caso Mersault ancora più notevole. Naturalmente alcune sfumature linguistiche si possono apprezzare solo in lingua originale, ma anche in traduzione si possono trovare i segni della profondità con cui lo scrittore indaga la lingua. Dalla scelta di nomi come “Meriem”, che ritornano alle radici comuni del mondo occidentale e di quello arabo, a parole come “M’ma”, variante del francese del Maghreb della parola “maman”, Kamel Daoud esplora la complessità della sua eredità franco-algerina attraverso la lingua francese. Il narratore del Caso Mersault dichiara infatti che la storia dello Straniero dovrebbe essere riscritta “nella stessa lingua” dell’originale, ma “de droite à gauche”, “da destra a sinistra”, come l’arabo. Senza la lingua francese – terreno comune dei due mondi di cui Daoud vuole scrivere –  parlare di questa storia sarebbe stato impossibile. Allo stesso modo, senza la voce di Camus con cui confrontarsi, Daoud non avrebbe potuto raccontarsi nella sua contro-inchiesta. Quest’importanza dell’“autre”, che guarda il tuo mondo da un’altra prospettiva, rende Il Caso Mersault più di un semplice esercizio di riscrittura: è un racconto sulla complessità del concetto di identità, che non può non tener conto dello sguardo e della relazione con “l’altro”, con “l’étranger”, l’estraneo.

Il y a toujours un autre, mon vieux. En amour, en amitié, ou même dans un train, un autre, assis en face de vous et qui vous fixe, ou vous tourne le dos et creuse les perspectives de votre solitude.

C’è sempre un altro, vecchio mio. In amore, in amicizia, o persino su un treno, un altro, seduto di fronte a te e che ti fissa, o ti volta le spalle e scava nelle prospettive della tua solitudine.

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