I
Una cornacchia mi guardava
nell’incredulità della foresta:
mi sentii il vero segno di sventura.
II
Saliva sulle nubi
e respirava
memoria e pensieri.
Mai più troverà
la terra lasciata,
mai più.
Ecco un campo di grano
bruciato.
III
Nel triste lavoro del mezzogiorno
ci rincuora la malinconia dimenticata.
IV
Non sai quante volte
ti ho persa nelle miniere.
Ogni volta,
picco e vanga,
ti scavavo fuori.
Oggi invece
mi seppellirei anche io.
V
Chiamo casa
questa stretta cuna
sotto il mondo,
che con forza ruota
e mi macina;
Incastrato nel frantoio
tra il cuore e l’universo.